Rugby, pesca e Inghilterra. Marco Bercich: "Di Reggio mi manca tutto"

di Pasquale Romano – Rugby nel dna di famiglia.

di Pasquale Romano – Rugby nel dna di famiglia. Marco Bercich, classe ’91, si è avvicinato in modo del tutto naturale alla palla ovale, considerato che i due fratelli più grandi avevano già scelto il loro sport preferito. Tutto è iniziato tanti anni fa…in salotto: “Con i miei fratelli Giorgio e Paolo spostavamo il divano e giocavamo a rugby dentro casa. Fortunatamente siamo sempre riusciti a non distruggere i mobili, altrimenti chi l’avrebbe ascoltata a nostra madre (ride, ndr)”.

L’amore per il rugby si evolve,  la passione cresce vedendo i due fratelli praticare uno degli sport più nobili e antichi. “A 14 anni ho iniziato a giocare nelle prime formazioni giovanili, facendo tutta la trafila. A Reggio Calabria c’era la squadra dei Barbarians e poco altro, non era uno sport molto diffuso”. Marco, di ruolo primo o secondo centro, a 17 anni ‘indossa’ la gioia azzurra, vestendo la maglia dell’Italia under 18 in occasione del Sei Nazioni.

A 20 anni il salto di categoria, con San Giorgio (poi diventata Heliantide) Bercich si misura con il campionato di serie B. Il rugby rimane una passione inestirpabile, al contempo però Marco inizia a pensare al futuro e si iscrive alla facoltà di Medicina e Chirurgia: “Vorrei fare il fisioterapista, mi mancano pochi esami per la laurea. Ma –assicura senza dubbi- voglio continuare a giocare a rugby”.

La scorsa estate arriva il momento delle scelte importanti. Marco decide di ‘emigrare’ e si trasferisce in Inghilterra, precisamente a Oswestry, cittadina di 18 mila abitanti tra Liverpool e Manchester. “L’idea è nata perché un mio ex compagno ci era venuto lo scorso anno, cosi ho deciso anch’io di tuffarmi in questa nuova esperienza. Mi trovo bene qui, la città è piccola e accogliente, certo da reggino il freddo si fa sentire pareccchio (ride, ndr). Nel tempo libero si va nei pub come da classica tradizione britannica. Il tempo per studiare? E’ poco, oltre a giocare a rugby infatti lavoro in un locale”.

In tutto il Regno Unito, il rugby assomiglia tremendamente ad una religione. Non a caso è proprio in Inghilterra, nel lontano 1823, che questo nuovo sport si affacciò per la prima volta al mondo. Il livello tecnico e fisico, rispetto all’Italia, è sensibilmente diverso: “Io qui gioco in quinta serie, ma è come fosse una serie B italiana. C’è un abisso rispetto all’Italia, per questo motivo mi alleno duramente nella speranza di poter salire di categoria assieme ai miei compagni”.

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Il legame tra la famiglia Bercich, istriana di origine, e Reggio Calabria, ha radici salde e antiche. Ben radicate allo sport…: “Mio nonno Giorgio ha giocato con la Reggina alla fine degli anni ’40, purtroppo non ho fatto in tempo a conoscerlo ma mio padre mi ha raccontato che era un forte centrocampista. Non posso che essere quindi un grande tifoso amaranto, da piccolo andavo sempre allo stadio”. Bercich Si trasferì in amaranto assieme ad un altro istriano, Erminio Bercarich, rimasto impresso nella memoria dei tifosi grazie ai 75 gol complessivi realizzati, che ne fanno il miglior bomber nella storia della Reggina.

Se l’Inghilterra è il presente, nel futuro di Marco ci sarà ancora spazio per la sua città. “Di Reggio Calabria mi manca tutto, in particolare il mare, con i miei fratelli e mio padre siamo grandi appassionati di pesca. Appena possibile, anche per impegni universitari, torno a trovare famiglia e amici. Una volta laureato, mi piacerebbe rimanere in Italia e lavorare come fisioterapista, cosi da essere sempre immerso nell’universo dello sport”.

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