A Reggio il primo campionato con la 'classifica educativa'

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Bisogna guardare agli esempi di uomini di sport, come Roberto Baggio che ha deciso di trascorrere il suo cinquantesimo compleanno ad Amatrice. Una scelta inusuale: nessuna megafesta, nessuna passerella. Ma le lacrime, oneste, di un uomo che, quando interrogato sul perché della sua presenza tra le macerie, non ha trovato nessun “colpo di genio” da comunicare. Eppure tutto si può rimproverare al Divin Codino tranne l’indiscussa creatività.

L’esempio di Baggio, delle sue lacrime, del suo talento (di uomo) cristallino fanno da contraltare all’affannosità di tanti dirigenti sportivi. Digitando su google la parola Roberto Baggio la prima immagine ricercata è il rigore fallito ad Usa ’94.
Uno dei più grandi campioni dello sport italiano il cui emblema è rappresentato dal proprio fallimento tecnico. La lezione di Baggio è tutta lì ed interpella ciascun sportivo.

Quanti oggi non ricorrerebbero alle strategie del web per cancellare quella macchia? Baggio no, lui è quello delle lacrime ad Amatrice così come quello del rigore sbagliato contro Taffarel.

«Quello sport, quello cresciuto in Oratorio, forse – dice Paolo Cicciù, presidente provinciale del Csi Reggio Calabria – secondo alcuni non esiste più. Oggi, infatti, sono pochi i momenti formativi nello sport. L’aspetto tecnico è spesso messo davanti agli itinerari educativi e sociali, ma solo uno sport che rimette al centro il bene ultimo dell’atleta, la sua dignità e la questione educativa, può ridare credibilità all’intero sistema sportivo».

Per questo motivo il Csi Reggio Calabria lancia un appello ai dirigenti del Coni calabrese, in vista dell’ormai imminente momento assembleare: pensare – tutto il mondo dello sport – a una settimana di incontri, laboratori e focus group sul tema dell’educazione nello sport.

«Perché non inserirlo nell’agenda programmatica dei primi mesi: parliamo degli Stati Generali dei dirigenti sportivi calabresi dove il punto all’ordine del giorno non è il dato tecnico, ma quello valoriale. Sappiamo che è difficile perché, nel nostro piccolo, ci siamo misurati in un’esperienza simile a Reggio Calabria a riguardo il settore giovanile». Un’esperienza che ha registrato una buona partecipazione e, soprattutto, tanti spunti interessanti già messi in pratica.

«Troppe volte i dirigenti appassionati si trasformano nel tempo, e senza nemmeno rendersene conto, in semplici e stanchi prestatori d’opera, appiattiti nella proposta di uno sport asettico, incapace di educare, appassionare, coinvolgere. Sotto questo profilo il cambiamento richiede un’innovazione dirigenziale», spiega Cicciù.

La formazione non può e non deve essere un optional. Così come il Csi di Reggio Calabria, grazie a un dirigente di lungo corso come Renzo Ambrogio, sta provando a portare avanti. Una classifica dove accanto al rendimento tecnico si affianca un bonus di punti dedicati all’attenzione alla formazione. La proposta del Centro Sportivo Italiano è quello di estenderlo a tutti i campionati giovanili federali.

Lo sport di oggi ha bisogno di dirigenti competenti circa la storia, i valori, gli stili, la pratica sportiva, le relazioni istituzionali e territoriali. In questi mesi non ci siamo affannati a ricercare poltrone, ma a provare a delineare una nuova idea di Sport, sì. La meritocrazia è lo strumento più potente a disposizione di ognuno per ricoprire ruoli importanti e formare la nuova classe dirigente dello Sport.