A Reggio l'incontro “Pio XI e il totalitarismo”

“Pio XI e il totalitarismo” sarà il tema dell

Pio XI e il totalitarismo” sarà il tema dell’incontro promosso dall’Associazione Culturale Anassilaos, con il patrocinio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria, che si terrà martedì 27 novembre alle ore 17,30 presso lo Spazio Open con l’intervento del Prof. Antonino Romeo.

Pio XI (Achille Ratti) eletto Papa dopo il breve ma intenso pontificato di Benedetto XV, si trovò ad affrontare nel corso del suo pontificato, la sfida del totalitarismo comunista e nazista e in Italia la vicinanza con il fascismo che dopo la “marcia su Roma” (28 ottobre 1922) aveva conquistato il potere.

Da qui la necessità, avvertita dal Pontefice, di tutelare la libertà della Chiesa e la sua missione nel mondo attraverso tutta una serie di “Concordati”, con quelle nazioni disponibili a regolare i propri rapporti con Roma, con l’eccezione, scontata,  del “comunismo ateo” della Russia Sovietica che per sua natura combatteva ogni forma di fede, ortodossa o cattolica che fosse.

In un breve volgere di anni la Chiesa di Roma stipula dieci concordati, ventuno patti diplomatici, otto convenzioni. Tale politica dei “concordati” può oggi, a tanti anni di distanza, essere oggetto di riserve perché indusse spesso il Papa ad accordarsi con governi e regimi totalitari, ma in quel momento storico parve al Pontefice e ai suoi Segretari di Stato – prima Pietro Gasparri  e in seguito  Eugenio Pacelli – necessario garantire sul piano formale e giuridico  l’esistenza stessa della Chiesa in quei paesi.

Da qui  la firma dei Patti Lateranensi (il 12 febbraio del 1929) che chiudeva la “Questione Romana”, apertasi all’indomani della breccia di Porta Pia e la cui importanza andava ben oltre il Fascismo, al punto che essi furono recepiti nella Costituzione della Repubblica (Art. 7) con il voto dell’allora Partito Comunista,  e il concordato con il Terzo Reich di Adolf Hitler il 20 luglio 1933.

Tali accordi ebbero conseguenze anche sul piano politico. Sia in Italia che in Germania portarono infatti alla liquidazione dei partiti cattolici (Il Partito Popolare e il Zentrum) annientando così ogni forma di opposizione a tali regimi. Il prezzo pagato da Pio XI fu dunque altissimo e l’illusione di garantire l’esistenza stessa della Chiesa in Paesi che si definivano “cristiani” fu di breve durata.

Lo scontro tra i principi stessi del Cristianesimo e l’ideologia statolatrica del nazismo, portatrice di valori neopagani, e del fascismo, portò sia in Germania che in Italia (vedi la questione dell’Azione Cattolica)  a frizioni  e poi a scontri aperti soprattutto sul piano della educazione della gioventù, alla quale entrambi erano interessati.

Nel 1937 – due anni prima della morte – Pio XI decise di regolare i conti sia con l’ideologia nazista che con  il materialismo ateo di stampo comunista in due encicliche, la “Mit brennender Sorge” (Con viva preoccupazione)  in tedesco del 14 marzo  e la “Divini Redemptoris” sul comunismo del 19 marzo. Inoltre nell’ultimo anno di vita il Papa aveva commissionato al gesuita LaFarge lo schema di un  enciclica, la cosiddetta  “enciclica nascosta”, la Humani generis unitas, che non riuscì a leggere e promulgare per la sopravvenuta morte, la quale doveva contenere una condanna del razzismo e di quello antisemita in particolare pur confermando, secondo taluni studiosi, il tradizionale antigiudaismo teologico della Chiesa cattolica.

Parte di essa fu inserita dal suo successore Pio XII   nella prima enciclica del suo pontificato, la Summi Pontificatus del 1939. Nel 1939 infine  – nel discorso che avrebbe dovuto tenere ai vescovi convocati a Roma nel decennale dei Patti Lateranensi e che non fu tenuto per la sua improvvisa scomparsa – era contenuta una critica al fascismo con alcuni riferimenti alla Chiesa ai tempi di Nerone.

Il Papa si trovò dunque, nel corso del suo lungo pontificato a fronteggiare due totalitarismi, ideologicamente agguerriti e, anche se in un primo tempo sembrò più disponibile verso il fascismo e il nazismo che offrivano quell’ ossequio formale al Cristianesimo che il comunismo, invece,  negava alla radice, dovette ben presto ricredersi.

Se di Mussolini, all’indomani dei Patti del Laterano, aveva tessuto un elogio  dicendo   “E forse ci voleva anche un uomo come quello che la Provvidenza Ci ha fatto incontrare…” dopo la promulgazione delle Leggi razziali, nel 1938, in un’udienza concessa ai collaboratori della Radio cattolica belga pronunciò le famose parole: “Ma l’antisemitismo è inammissibile. Spiritualmente siamo tutti semiti” che fecero infuriare il Duce.