Reggio, il corpo nella demenza, un universo comunicativo da scoprire

di Federica Campolo - Si è svolto ieri presso la

di Federica Campolo – Si è svolto ieri presso la Pinacoteca Civica di Reggio Calabria il convegno “Il corpo nella demenza”,promosso dall’Assessorato Politiche Sociali, Welfare e Politiche della famiglia, Pari Opportunità  della Città Metropolitana e moderato dalla dott.ssa Maria Teresa Fotia, assistente sociale specialista, Responsabile del servizio anziani Comune di Reggio Calabria. Come evidenziato dall’assessore Lucia Anita Nucera, l’incontro proposto costituisce un’iniziativa di sensibilizzazione nonché una preziosa opportunità per conoscere nuove prospettive e innovativi approcci terapeutici al mondo delle demenze.

Particolarmente significativi sono stati i contributi dei relatori dott. Vincenzo Nociti, geriatra, responsabile unità di valutazione Alzheimer Ambulatorio di geriatria- Ospedale metropolitano di RC, del dott. Giacomo Romeo, psichiatra, dirigente ASP 5, responsabile casa di cura Casavola RC, e del dott. Antonio Nucera, psichiatra, psicoterapeuta, psicologo clinico, direttore servizio autonomo Day Hospital Psichiatrico- Centro UVA del DSM ASP 5 RC, che hanno focalizzato i propri  interventi sugli aspetti clinici del declino cognitivo e su quelli fenomenologici e umani connessi alla desertificazione della vita emozionale del paziente e alla relativa compromissione delle attività relazionali. Momento centrale dell’incontro è stato l’intervento della dott.ssa Elena Sodano, psicologa, Presidente dell’associazione RA. GI ONLUS CZ e autrice del libro “Il corpo nella demenza”.

Fondato su un meccanismo di scambio ed ascolto emozionale, il metodo TECI (Terapia Espressiva Corporea Integrata), sperimentato dalla dottoressa Sodano, costituisce una terapia non farmacologica che rivoluziona la prospettiva da cui guardare ai pazienti dementi: non più corpi da sedare ma universi comunicativi da scoprire. Si tratta di una singolare forma di contatto che mira a costruire dei “ponti di comprensione” mediante una comunicazione “da dentro a dentro” che instauri una relazione autentica e profonda tra il terapeuta e il paziente.

Come osservato dalla dottoressa Sudano, i corpi silenziosi e silenziati dei pazienti dementi, costituiscono l’unico strumento attraverso cui essi riescono a mostrarsi al mondo: i comportamenti non vanno dunque repressi ma ascoltati e compresi. A partire da questa nuova prospettiva è possibile dunque modificare l’assetto terapeutico applicando più metodi ad approccio corporeo che rappresentano anche stimolazioni cognitive.

Alla luce delle sperimentazioni condotte, il corpo nella demenza non rappresenta più un ostacolo per la comunicazione ma uno strumento necessario e indispensabile per esprimere quei movimenti spontanei che costruiscono una relazione di intimità, fiducia, alleanza i cui benefici non potranno mai essere sostituiti da alcuna terapia farmacologica.