"Raccontami: Santo Stefano tra cultura e tradizioni", un tuffo nel passato della nostra terra

Un piccolo ma grande paese, risalente a prima della nascita di Cristo, sito nel versante nord del Gallico che, da sempre, si distingue per cultura e gesta eroiche

CityNow torna con un nuovo appuntamento di #InsideTheBook, la rubrica attraverso cui ogni settimana vi consigliamo un libro da leggere. Questa domenica è la volta di “Raccontami: Santo Stefano tra cultura e tradizioni“.

“Nell’idea di paese che vorremmo la tradizione si sposa con l’innovazione. Pertanto il nostro lavoro è rivolto a dare un valore ai nostri tre principali insediamenti urbani: Gambarie, Santo Stefano e Mannoli”.

Recita così la prefazione scritta da Francesco Malara, Sindaco di Santo Stefano in Aspromonte. Una prefazione che

Raccontami” è un “tuffo” nel passato che narra la storia, la cultura, le tradizioni e le usanze del nostro paese, Santo Stefano. Il principale mezzo per la riuscita del progetto è stato quello di coinvolgere alcune persone della nostra comunità per raccontare quanto di più caro avevano, nei ricordi lontani, del loro paese. A far da padroni non sono i soliti racconti, già sentiti e risentiti, come quelli sul brigantaggio, o la storia della grotta di San Silvestro o ancora leggende legate alla grotta del “tamburinaro”.

I racconti rilegati in queste 80 pagine sono abbastanza fuori dall’ordinario. Dal Risorgimento ai tempi nostri, l’opera curata da Angela Francesca Morabito, tratta dell’origine storica del paese, ma anche di quella religiosa, sociale e culturale di Santo Stefano in Aspromonte.

Un piccolo ma grande paese, risalente a prima della nascita di Cristo, sito nel versante nord del Gallico che, da sempre, si distingue per cultura e gesta eroiche.

Nella piccola raccolta di racconti si parla di giovani d’altri tempi: “Nei decenni passati, mentre i bambini si divertivano a giocare per le strade del paese e le ragazze passavano il tempo a ricamare, i ragazzi trascorrevano le giornate diversamente. Durante l’estate si recavano al fiume a fare il bagno, occupavano i pomeriggi a chiacchierare oppure ad ascoltare il suono della fisarmonica (indimenticabili le suonate del professore Lucisano!) e del mandolino (suonato con maestria, tra gli altri, dal signor Emilio Suraci)”.

E ancora di detti e proverbi calabresi tramandati di generazione in generazione e giunti così fino ai nostri giorni. Un vero e proprio approfondimento sulla nostra terra che costringe il lettore a porsi delle domande sul passato e sul futuro.