Nella terra di nessuno: sempre più abbandonati i beni culturali a Lazzaro

Riceviamo e pubblichiamo L’area archeologica di

Riceviamo e pubblichiamo

L’area archeologica di Lazzaro è in completo stato di abbandono e degrado e fa  pensare ad uno scarso interesse sull’importante testimonianza che essa offre. Lo stato dell’arte dice che i lavori di cui  al progetto  POR Calabria FESR 2007-2013 riguardante  anche la sistemazione di un’area da destinare a parcheggio sono ancora fermi e non si comprende perché non siano stati completati, collaudati e consegnati, quindi  resi fruibili.

L’area recintata con staccionata di legno il cui l’accesso è stato demolito dopo qualche giorno della sua costruzione è impraticabile. Sulla destra del cancello di accesso insiste una cartolina di “benvenuto” ovvero un deposito incontrollato di rifiuti diversa tipologia che periodicamente vengono smaltiti attraverso il fuoco. Anche lato mare all’esterno della recinzione rinveniamo un supermercato di rifiuti ove non poteva mancare il killer amianto.

Sul ciotolame e le pallet di legno (pedane)  che qualcuno ha avuto la brillante idea di  predisporre a pro di passaggio pedonale è cresciuta la vegetazione. Se in futuro non ci saranno modifiche l’accesso e la percorribilità all’area in questione non saranno consentiti a persone con disabilità motorie, donne con passeggini e carrozzine. A che cosa è servito questo misero intervento da terzo mondo non si sa. Evidentemente il Ministero non è a conoscenza di questi vergognosi lavori  che ancor prima della legge non sono ammessi dalla logica delle cose e dal ben operare.

Stiamo parlando di una area archeologica ove insiste una struttura muraria complessa, situata in proprietà Lia,  presumibilmente sede di una villa romana che risulterebbe databile ad epoca anteriore al 43 a.C. e conosciuta in paese per via di un reperto epigrafico oggi andato perduto sede di Publio Valerio.

Poco distante fra la strada nazionale e la spiaggia  durante le campagne di scavo è venuto alla luce un vasto impianto residenziale del quale sono stati riconosciuti sei ambienti, alcuni dei quali con pavimentazione a mosaico,  particolarmente ricchi ed artisticamente rilevanti. Anche questi non fruibili perché sono stati coperti con della sabbia in attesa di finanziamenti per poter proseguire i lavori, finanziamenti che se nessuno si interessa non arriveranno mai. Si ha la sensazione che questi beni archeologici siano andati perduti.

In merito ai beni culturali esistenti a Lazzaro il Ministro pro tempore dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini da me interessato affinché sollecitasse la campagna di scavo e la valorizzazione dei beni culturali di Lazzaro,  tramite il suo Segretario particolare, Giuseppe Battaglia, dopo avere interessato la Soprintendenza dei Beni Culturali di Reggio Calabria,  mi ha inviato una motivata ed esaustiva relazione ove tra l’altro si legge che i contesti archeologici di Lazzaro, cui è stato riconosciuto importante interesse, e che sono tra i più importanti ad oggi noti nell’area comunale di Motta San Giovanni, sono già tutelati da decenni, in quanto sottoposti a vincolo ministeriale con svariati decreti.

Eppure questi importanti contesti archeologici sono abbandonati a se stessi tra il degrado e sembra che non interessino a nessuno. Non sono solo questi gli importanti contesti archeologici venuti alla luce a Lazzaro, per il momento cito in località Santolario sopra il cimitero ove vi è un rudere di un’antica chiesa o mausoleo databile 1200, riportata nel libro del Prof. Domenico Minuto ”Le 12 chiese bizantine del territorio di Motta San Giovanni”, di rito greco ortodosso denominata “Chiesa di Sant’Ilario” o “Cresiola” censita come bene archeologico. Nulla si è fatto per salvare il salvabile di conseguenza ne sono rimaste poche tracce.

Le nostre accurate ed accorate  denunce sembrerebbe non siano riuscite a svegliare dal torpore le coscienze degli Enti competenti che però, insieme a tanti altri dormienti cittadini,  sono sempre sveglie e reattive quando qualcuno ci sottolinea la nostra realtà culturale e non solo culturale.

Vincenzo CREA

Referente unico dell’ANCADIC e Responsabile del Comitato spontaneo “Torrente Oliveto”

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