Musikanten - Un calabrese dietro il ritorno di Francesco Guccini

di Enzo Bollani - Sarebbe giusto, come è giusto,

di Enzo Bollani – Sarebbe giusto, come è giusto, parlare del nuovo disco di Roberto Vecchioni, ma penso sia più corretto entrare nel merito in un secondo momento, e non perché l’artista milanese passi in secondo piano, anzi. Casomai, perché il disco meriti un’attenzione a parte, data la qualità. Al cantautore di Pavana dobbiamo il perché di un titolo come quello che avete letto, come lo dobbiamo al suo manager e produttore, Danilo Mancuso, di Vibo Valentia.

È grazie all’amico vibonese, che ho conosciuto molti anni fa, lavorando per Toto Cutugno, che Vecchioni ha saputo tornare in grande spolvero, ed è sempre grazie al suo lavoro di produttore e organizzatore costante e lungimirante che, dopo “l’Ultima Thule”, Guccini ha voluto tornare a ruggire, con la sua voce rimasta inalterata, come la sua verve.

Un miracolo, nella discografia attuale, perché c’era bisogno di un po’ di musica vera, di veri riferimenti, perché chiamarli maestri sarebbe sbagliato, e respingerebbero volentieri il titolo. Anche se è pur vero che, entrambi, siano stati docenti. Anche molto rispettati, perché illuminati (non in quel senso) e anticonformisti.

Tutto ciò di cui, oggi, in un momento drammatico, buio, si sente estremamente la mancanza. Se consideriamo che, in rotazione sulle radio, stia passando anche “Starter”, come una telefonata dalle stelle del Commendator Domenico Sputo aka Lucio Dalla, allora possiamo avere qualche vago tipo di speranza. Perché manca solo che brucino i libri nelle piazze, per essere veramente al top del minimo.

A proposito di speranza, e a proposito di resilienza, quella vera e non tatuata sulla pelle di un qualsiasi cretino, “Ti insegnerò a volare” è un vero colpo da maestro, qualcosa di superiore a un inno, privo di retorica, privo di banalità e semplice, spontaneo e irrinunciabile come l’istinto alla vita, che poi è ben più lungo e argomentato dell’istinto alla sopravvivenza. Perché tra vivere e sopravvivere, forse, qualche differenza c’è. Come tra il vivo e il vegeto. Così, tra il lusco e il lambrusco.

E se Alex Zanardi ha indotto a scrivere un testo come questo, allora non dobbiamo ringraziare un maestro, ma un eroe. Un esempio, per tutti quelli che siano in grado di capirlo, e per tutti quelli che, ancora, non lo avessero capito, o avessero bisogno di un bonus in un’altra vita. Per un’altra vita, citofonare Battiato.