Musikanten - Starter, finalmente qualcosa di buono

di Enzo Bollani - Come disse Lucio stesso, alla pu

di Enzo Bollani – Come disse Lucio stesso, alla puntata di Discoring del giorno della Befana del ’78 (se non ricordo male, ma io lì non c’ero), una puntata peraltro condivisa con il Molleggiato, che presentava “Geppo il Folle”, posso solo ripetere: “Non sono un giudice attendibile”.

Ma fino a un certo punto. Non so essere attendibile perché, la mia, è la voce di un amico, e perché conosco troppo bene l’articolo, se non altro perché ci ho lavorato a stretto contatto, per Tre lustri di fila. E ho visto, e vissuto, varie fasi. Perché Lucio, nel bene e nel male, non stava fermo un attimo, se non di domenica (forse) e perché l’ho visto passare da tour trionfali come quello di “Canzoni”, a dischi innocui e un po’ tirati per i capelli, come “Lucio”, del 2003.

Anno in cui l’impegno per “Toscamoredisperato” prese il sopravvento su tutto, senza però lasciare un grande segno, se non il sogno di attaccare il successo di “Notre Dame de Paris”, di Riccardo Cocciante. Lo spettacolo si vendette, andò anche bene, ma qualcosa mancava, e poco rimane.

Soprattutto quando qualcosa manca. Mancava il famoso mordente, la voglia, o comunque era troppo chiaro il fatto che Lucio lavorasse più per rispetto dei contratti e per dare da mangiare a chi lavorava per lui, mischiato alla paura di rimanere a casa per più di Dodici ore di fila, o di essere dimenticato dal pubblico, che ha messo più di Dieci anni a conquistare.

Perché questo se lo possono ricordare in pochi, tra i presenti. Parlo degli anni Sessanta, ormai un po’ lontanucci. Precisato quello che c’era da precisare, cioè niente, perché io non parlo da fan, ma da collaboratore, amico e fratello (vero, non per finta e non per denari), vorrei parlare di Starter, che sta passando nelle radio, in questi giorni.

Conoscevo questa canzone, embrionalmente, come d’altronde sono a conoscenza di molti altri suoi pezzi, rimasti inediti. Almeno, fin qui. Per fortuna, dopo anni di tentativi e di operazioni che non mi sono piaciute, come non sono piaciute realmente al pubblico, come “Bella Lucio”, dove anche il mio purtroppo non più amico Ensi ha reinterpretato una cosa che non va toccata, come “Com’è profondo il mare”, perché chi tocca muore, e io gliel’avevo detto, e dopo svariati cofanetti usciti all’uopo, in periodo natalizio, finalmente ritrovo lo spirito del mio amico.

Si, sarebbe facile fare la battuta cretina: spirito. Ma non è il fantasma, anche perché Halloween è passato. Parlo di quel modo di fare, suo, che pochi conoscono. “Starter” è Lucio, per come Lucio è sempre stato, finché è stato Lucio e finché ha avuto voglia e qualcosa da dire. Solo gli amici, pochi, e pochissimi quelli veri, possono capire la sua ironia.

Io, Michele Mondella, Bibi Ballandi, Stefano Cantaroni, Bruno Sconocchia… Andrea cugino, e Riccardo Majorana. E altri Tre o Quattro che non cito per evitare l’effetto noia di un libro scritto male, come quello che è uscito Dodici minuti dopo la sua dipartita. Chissà come mai. Una cosa che non va giù, come non può essere accettato il fatto che qualcuno si prenda la briga di parlare di orientamenti sessuali, quando sarebbe dovuto essere il diretto interessato, casomai, a dire qualcosa.

Occasioni sprecate, per rispettare il prossimo e il silenzio. Ma soprattutto il prossimo, visto che io non ho mai visto Lucio, mano nella mano, con un ragazzo. In Quindici anni. Come mai? E poi: cosa importa? Perché svelare cose che non sarebbero interessate a nessuno, e nemmeno a Lucio Dalla stesso, quando sarebbe stato lui il primo a difendere eventuali “cause”, con tutte le battaglie che ha intrapreso?

A parte questa ferita aperta, tra le tante, soprattutto a danno di chi non può controbattere, e a battere sono stati già in troppi, quello che c’è da dire su “Starter” è basico: non è un capolavoro, ma un mezzo fondo di magazzino. Però è una canzone viva. E Lucio è molto più vivo di tanti artisti che vanno in giro a piangere miseria o a riempire le piazze, sulla cresta dell’onda, che dura sempre meno e lascia il nulla. In troppi casi. E questa canzone è una telefonata, come quelle che raccontava Enzo Trapani, nel cuore della notte.

Ergo: prendete e ascoltatene tutti.