Musikanten - 'Prisoner 709' di Caparezza: è più vero finto?

di Enzo Bollani* -  È più vero finto? Il bello,

di Enzo Bollani* –  È più vero finto? Il bello, o il brutto, ma di certo non il cattivo, è che parta con l’idea di parlare di un argomento, in questo caso di un artista e del relativo disco, e puntualmente finisca per parlare di tutt’altro. Ma non posso, anche se vorrei.

Ho ascoltato Prisoner 709, di Caparezza. Solo al terzo ascolto, sono riuscito a discernere le parole dalle basi.
Forse devo recarmi all’Amplifon, forse sono deficitario io. Ma sentivo solo nomi di patologie, e per un attimo ho avuto il dubbio di aver sbagliato disco. Però è bello, una volta che capisco quello che Caparezza dice. Un po’ angosciante, come si conviene al genere.

Certo, l’età e la maturità o quelle cose che appartengono alla catalogazione rughe, non smorzano molto i toni autoreferenziali.

Caparezza si è sempre parlato un po’ troppo addosso, ma è un vizio che abbiamo in tanti.
Persino io.  I rapper lo fanno il doppio, ed è notorio. Però non trovo molto interessante la mia parte intollerante. Anzi, non tollero nemmeno lei, tant’è che l’ho messa in cassa integrazione.

Ho letto che non è stato benissimo, e questo mi dispiace molto. Anzi, mi è giunta voce. Da un corridoio, e lui ne parla. Anche non ne parlasse, lo capiremmo tutti.

A tratti, sembra si sia mangiato il DSM e comunque muore dalla voglia di farci sapere che ha leggiuto, che ha studiato un tot, in questo lasso di tempo in cui non ci dava più traccia delle sue intolleranze.
Di certo, ha intrapreso un percorso nuovo.

I guizzi sono il superare il concetto stesso di superamento, oltre a qualche altra perla nascosta tra un pezzo e l’altro.
L’intro fa venire il dubbio di aver comprato un disco di Ensi.

Il primo pezzo ha tutta la saudade torinese del caso, al posto di quelle punte di subsonicismo che aveva ai tempi in cui il riccioluto veniva dalla Luna.

Dopo essermi somministrato questo disco, penso che difficilmente lo ascolterò una settima volta.
Tre volte, per capire le parole, mi stavano già per bastare.

E poi oggi, venerdì 17 novembre 2017, Nada compie 64 anni.
Se vogliamo parlare di maturità, c’è una che non ha mai avuto bisogno di sciorinarsi parole addosso.

E ripeto: capita anche a me.
Ma del pappagallo non ho alcuna nostalgia.
Oggi sono 9 mesi da quando sono stato dimesso, a tempo record, dal Policlinico.
11 giorni, e lo scrivo in numero perché oggi sono sveglio da ieri, di ricovero e di ripartenza.

Non so cos’abbia avuto di preciso, Caparezza, ma è chiaro che, da questo disco, esca molta sofferenza.
Troppa, per i miei canoni estetici.

Vedo poca speranza, un po’ di fatalismo e l’eterna voglia di farci capire che non è più quello là che era andato a Sanremo a raccontare di storielle adolescenziali, quando ai capelli non era ancora stato dato il tempo di crescere.

Acufene e relative conseguenze a parte, Forever Jung ha un groove perfetto, ma la parte migliore del disco è Confusianesimo, probabilissimo nuovo singolo.

Premetto che ho molti amici rapper. Ma è più bello dirlo dopo.

Secondo me, il massimo, Caparezza lo tocchera all’ottavo disco.
Anche se, se volgiamo parlare di Infinito, una traccia che includa questo concetto è già presente in questo Prisoners 709.

bollanienzo

* Enzo Bollani ha esordito nello show business nel 1997, avviando una collaborazione durata per oltre un decennio con Lucio Dalla e ricoprendo il ruolo di segretario di produzione degli show evento di Adriano Celentano, da “Francamente me ne infischio” a “RockPolitick”, fino ad essere ingaggiato come direttore di produzione nell’Area Informazione a MTV Italia, negli anni Duemila, dove ha curato la produzione del TG e delle classifiche: Hit List Italia e Dance Floor Chart.

Ha collaborato con David Bowie e ha scritto trasmissioni ed eventi musicali con Franco Nisi, direttore della testata giornalistica di Radio Italia, dove ha curato le regie degli show al Casino di Campione d’Italia e del gemellaggio Milano Pechino, con China Central TV 4.

Musicista e progettista, produttore discografico indipendente ed evidentemente fan di Franco Battiato, ha spostato il baricentro della propria attività creativa a Reggio Calabria, dove il cielo è sgombro e si possono vedere le stelle, oltre all’Etna, innevato e non.

‘Musikanten’ è il nome di questa rubrica, che attraverso Citynow.it vi parla di dischi nuovi e antichi, dal punto di vista di una persona in grado di distinguere un Do da una sedia, citando una sortita di Angelo Branduardi, ma soprattutto curiosa e alla costante ricerca del Bello, perché la musica si ascolta con gli occhi.

E perché, normalmente, non parla in terza persona.
Altrimenti sarei il fratello di Tarzan.