Musikanten – Perché Sanremo è l'italia

di Enzo Bollani - Dodici milioni e Centoventicinqu

di Enzo Bollani – Dodici milioni e Centoventicinquemila spettatori, con uno share rasente una percentuale del Sessanta. Questo il livello quantitativo, pari alla qualità di un Festival in cui Baglioni ha dato il massimo, pur spalmando un vero concerto in Cinque giorni, pur chiamando molti amici, pur avendo alcuni punti in cui gli italiani potessero muovere critiche: su tutti, la governabilità del papillon, nella prima serata.

Nulla da eccepire, nulla da criticare. Sanremo è tornato ad essere Sanremo, dopo la disastrosa esperienza politicizzata del biennio radical chic e del biennio renziano. Sanremo è tutto meno che una manifestazione paciosa, o l’esibizione di Quattro canzonette, come molti intellettualoidi ovviamente politicizzati sostengono. Sanremo è lo specchio dell’Italia, senza se e senza ma, giusto per citare gli slogan dei peggiori. La si smetta, dunque, di fare la morale sul fatto che Ermal Meta sia arrivato col gommone, con lo scafo o con la barca.

Lasciare andare le barche sarebbe meglio, perché il bene e il male ci sono ovunque, e la Musica non merita di essere un argomento politicizzabile o orientabile a piacimento. Ogni volta che la Musica è diventata mezzo di propaganda, la sua morte è stata più rapida dell’oggetto attenzionato, dalla voce del verbo attenzionare. Più fastidiosa ancora dell’attenzionamento.

Ha avuto ragione Ornella Vanoni, per citare una persona dotata di cervello, a zittire una giornalista che stava chiedendole quale direzione politica avesse questo Festival. Alla bellezza di Ottantatré anni, Ornella Vanoni ha dato una lezione a tutti, che vale molto più delle furbate e ruberie di turno, delle coppie improbabili assemblaste per comodo, per prendere più consensi unendo una duplice tifoseria.

Che cosa resterà di Ermal Meta e Fabrizio Moro? La metà. Ognuno per i fatti suoi, a esporre nei concerti una canzone dimezzata più del visconte di Calvino, destinata a un rapido dimenticatoio. Chi vuol essere a favore della mafia? Nessuno. Siamo tutti d’accordo. Facile vincere facile. Allora perché non scoperchiare le pentole della mafia che gira dietro la Musica?

In un Festival come questo, avrebbe dovuto vincere “Una vita in vacanza”, dello Stato Sociale, ma non si sarebbe mai potuto far sì che accadesse, perché troppo intenzionalmente simile a “Occidentali’s karma”, pur scevra di quel viscido senso di intellettualismo da Lire Due, con tanto di scimmia nuda tirata in causa senza perché. Ancora ci si domanda perché un’azienda come Chanel non si sia mossa, visto che veniva indicata come elemento di omologazione, non molto gratificante.

Tornando ad oggi, a giochi fatti, rispetto per i compitini da sufficienza su temi ovvi, ma vittoria morale a Ornella Vanoni, Pacifico e Bungaro; allo Stato Sociale che sta bene laddove gli elii si posizionarono, quando erano una band e non lo spettro malriuscito di loro stessi. Il Duo Novembre, riciclando un titolo che il mio amico Michele Mondella cucì per una coppia altrettanto improbabile, ma di qualche anno fa, lo avrei comunque visto bene sul podio, ma al terzo posto.

Pessima, a mio avviso, l’idea di tirar fuori un inedito di Dalla, visto e considerato che dell’inedito esiste una versione fatta e finita da quello che l’aveva scritta, e che sarebbe dovuta entrare nel disco del Duemilatredici. Meritatissimo premio di consolazione e meritatissimo quarto posto. Ironia della sorte: Lucio Dalla arrivò quarto nel suo ultimo Sanremo, dirigendo Pierdavide Carone per contratto con la Sony.

Io c’ero, come ci sono stato quest’anno e come ci sarò tra un anno. Un’anticipazione, dal momento che sono qui a Reggio e che scrivo le mie parole, opinabili o meno, su CityNow: l’anno prossimo la nostra amata città sarà particolarmente presente. Dal momento che sono qui, lasciatemelo dire, o sottolineare: nostra.

Concludo citando il mio caro amico Toto Cutugno, che il Cinque febbraio ha ritirato, a Sanremo, per mano degli stessi giornalisti che lo hanno sempre osteggiato, il Premio Numeri Uno: “W Sanremo, W la Musica italiana!”. E aggiungo: SEMPRE!