'Musikanten' - Guccini e la malinconia di una Bologna che non c'è più

di Enzo Bollani* - Francesco Guccini è un simbolo

di Enzo Bollani* – Francesco Guccini è un simbolo, più che un nome. Da qualche anno, va in giro dicendo che non parlerà mai più, che non salirà più su un palco, che non succederà più. Che torni alle 3:00 è sicuro, perché ormai vive da oltre un decennio a Pavana, da leggersi in sdrucciolo, come tavolo, cavolo e attimo.

Pavana è la sua coperta di Linus, il borgo tra l’Emilia e la Toscana, già sotto Pistoia e, per questo, ben più che in odor di Toscana. Ma Francesco Guccini, nell’immaginario collettivo, rimarrà sempre il ragazzo che era, forse mai stato ragazzo, di via Paolo Fabbri, 43.

Io lo conobbi una notte di maggio del 1997, da Vito, mentre stavo collaborando a “Un mercoledì da saponi”, del mio amico Riccardo Marchesini, regista un po’ di nicchia e un po’ affermato. Sembra ieri, ma è una vita fa. Era uscito, da meno di un anno, “d’Amore, di Morte e di altre sciocchezze”,’ l’ultimo disco di inediti veramente capace di scalare la classifica.

Sembra un segno del destino, di una Bologna che ancora ruggiva e aveva molto da dire, ma per poco tempo. Incombeva il 1999, incombeva la svolta di una città e di una Storia così affascinante e controversa, ma al tempo stesso capace di unire. A Bologna, anche negli anni bui della contestazione e del 1977, c’era una sorta di non belligeranza tra fascisti e comunisti, tra chi andava da Zanarini e chi criticava Zaccagnini, persino a mezzo affissioni e tramite campagne importanti, per marchi importanti.

Lucio_Dalla_e_Francesco_Guccini

Era la Bologna della Volvo, della Virtus e della Fortitudo, della maglia del Bologna 7 giorni su 7. La Bologna che è stata, dal 1977 al 1997. Guccini, in verità, non è mai stato bolognese, visto che arrivava dalla lontanissima Modena, culturalmente altrove pur essendo rossa come tutta l’Emilia, ma di un rosso Ferrari e comunque in sudditanza mai accettata con il Capoluogo.

A parte questo dettaglio, che lo rende assimilabile ai genovesi della scuola genovese, tra i quali nessuno è genovese, Guccini è quella Bologna lì. Quella che si è spenta per sempre il 1 marzo 2012, lasciando nebbia e ricerche di milanesità in chi la abita e la vive, per un riscatto senza senso, dal momento che non c’è nulla di cui riscattarsi. Se non dalla provincialità, comunque sana e caratteristica, innegabile, giusta. Innegabile in quanto forza propulsiva dell’intera regione.

Più difficile è riscattarsi dalla pancia piena, e qui non c’è Wanna Marchi che tenga. Inutile competere con chi è più grande, quando si ha la forza di essere unici, come lo è la città delle 3 T. Senza svisare oltre, di Guccini rimane quella voglia annegata nella malinconia di dire ancora qualcosa, anche se nega spudoratamente, come se volesse cercare aiuto o sapesse che più nulla c’è da dire. Ma anche sul nulla da dire, qualcosa, si può dire. È una base di partenza, come un blues.

E niente è più blues del blues che nasce tra il Po e il Rubicone, in quella terra che ha sempre saputo reinventarsi, ogni volta attraverso simboli diversi, mantenendo una continuità straordinaria e una coerenza senza pari, anche quando i simboli erano agli antipodi: croce contro falce e martello. Don Camillo contro Peppone. In quella terra dell’Affabulazione, Nord del Sud e Sud del Nord, Guccini ha messo d’accordo tutti: ecclesiastici, compagni, giovani e vecchi. Tutti.

Oggi, sentendolo parlare nelle varie ospitate radiofoniche promozionali, viene voglia di chiedergli di raccontare tutto, perché tutto rimanga a testimoniare una Storia senza epigoni, senza filtri milaneseggianti alla Linus maniera. Non quello della coperta. Guccini c’è, e ci sarà. Perché l’Emilia vive, dall’incerta Piacenza alle pesche di San Mauro Pascoli. Ma soprattutto, Bologna è Bologna. E spunterà un’altra Osteria delle Dame, da qualche parte. Come un’araba fenice.

bollanienzo

* Enzo Bollani ha esordito nello show business nel 1997, avviando una collaborazione durata per oltre un decennio con Lucio Dalla e ricoprendo il ruolo di segretario di produzione degli show evento di Adriano Celentano, da “Francamente me ne infischio” a “RockPolitick”, fino ad essere ingaggiato come direttore di produzione nell’Area Informazione a MTV Italia, negli anni Duemila, dove ha curato la produzione del TG e delle classifiche: Hit List Italia e Dance Floor Chart.

Ha collaborato con David Bowie e ha scritto trasmissioni ed eventi musicali con Franco Nisi, direttore della testata giornalistica di Radio Italia, dove ha curato le regie degli show al Casino di Campione d’Italia e del gemellaggio Milano Pechino, con China Central TV 4.

Musicista e progettista, produttore discografico indipendente ed evidentemente fan di Franco Battiato, ha spostato il baricentro della propria attività creativa a Reggio Calabria, dove il cielo è sgombro e si possono vedere le stelle, oltre all’Etna, innevato e non.

‘Musikanten’ è il nome di questa rubrica, che attraverso Citynow.it vi parla di dischi nuovi e antichi, dal punto di vista di una persona in grado di distinguere un Do da una sedia, citando una sortita di Angelo Branduardi, ma soprattutto curiosa e alla costante ricerca del Bello, perché la musica si ascolta con gli occhi.

E perché, normalmente, non parla in terza persona.
Altrimenti sarei il fratello di Tarzan.