L'avv. Cusumano: "La festa della mamma in Calabria è un ossimoro"

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Riceviamo e pubblichiamo – Hanno poco o nulla da festeggiare le mamme calabresi, secondo quanto è emerso dall’ultimo rapporto di Save the Children pubblicato pochi giorni fa.

Il rapporto, che fotografa lo scenario attuale della maternità in Italia, condanna, senza appello, la Calabria ad essere la Regione peggiore, insieme a Campania, Puglia, Sicilia e Basilicata, dove mettere al mondo dei figli.


 Dall’analisi dei dati raccolti si evince in Italia vi è un grande squilibrio territoriale, anche sul fronte delle condizioni favorevoli alla maternità e, come di consueto, il Sud chiude la classifica.

Essere mamme in Calabria è, ancora oggi, una sfida ardua per la scarsità dell’offerta di servizi pubblici dedicati  all’infanzia e per la bassa qualità degli stessi. Ed è proprio il costo troppo elevato che comporta il ricorso all’asilo privato o alla baby sitter , una delle cause delle dimissioni volontarie delle madri lavoratrici nel Sud.

L’assistenza al neonato  particolarmente onerosa, insieme all’onere della cura familiare che gravano in modo preponderante sulle donne, sebbene, sotto quest’ultimo versante, sembra registrarsi un miglioramento negli ultimi anni nella asimmetria familiare, penalizza l’accesso nel mercato del lavoro delle donne del Sud d’Italia.

                             Secondo l’Eurostat, in Italia, il rapporto numero di                                figli/occupazione  femminile è inversamente proporzionale.

All’aumentare del numero dei figli diminuisce il tasso di occupazione delle donne (dal 62,2% per le donne senza figli, si scende al 58,4% per le donne con un figlio, fino ad arrivare al 41,4% per le donne con tre e più figli)). A differenza di quel che accade negli altri Paesi europei dove la relazione tra tasso di occupazione femminile e livello di fecondità è diventata positiva: più donne lavorano nel resto dell’Europa, più alto è il numero medio di figli per donna.

Ristobottega

Sulle donne meridionali, poi, pesa un sistema di welfare assai ridotto, determinando conseguenze sul piano individuale, sociale e demografico. E tanto è vero che ancora in molti casi domina un tipo di welfare familiare e informale, che si regge sulla donna non lavoratrice.

 Un sistema produttivo che non offre opportunità occupazionali, un sistema di welfare insufficiente nel fornire servizi alla infanzia, indispensabili per favorire la conciliazione lavoro-famiglia, di fatto precludono, o comunque ritardano, la conquista dell’indipendenza e dell’autonomia delle donne del Sud d’Italia le quali, come rilevato da varie indagini, risultano anche le meno favorite dalla flessibilità “positiva” e più “precarizzate” non solo rispetto ai maschi, ma anche rispetto alle donne del resto del Paese.

In questo contesto non sorprende che al Sud d’Italia la demografia è in caduta libera, mentre a Bolzano le culle sono più piene rispetto al resto del Paese, con un record positivo di parti naturali.


Sarebbe, pertanto, auspicabile che l’Italia, adottasse al più presto politiche di sostegno alla natalità e contestualmente la Calabria investisse in asili nido ed occupazione femminile, perché un Paese senza bambini è un Paese senza futuro.

Auguri alle eroiche mamme del Sud!

avv. Giovanna Cusumano