Il lavoro in Poste italiane, storie di vita al femminile

Oggi, le donne in Poste Italiane rappresentano cir

Oggi, le donne in Poste Italiane rappresentano circa il 54% della popolazione aziendale e circa il 59% dei lavoratori laureati, e guidano, in media, il 58% degli uffici postali con punte che superano il 70% in diverse regioni, e svolgono ruoli dirigenziali di primo piano, a partire dalla Presidente.

A Reggio Calabria la percentuale di donne che lavorano in Poste raggiunge il 53%, mentre le donne portalettere sono il 28%.

Un mondo del lavoro al femminile fatto di storie di speranze, impegno, sacrifici, ma anche determinazione e passione. Come quella di Giovanna, siciliana, che racconta la sua esperienza in Poste Italiane, dove viene assunta dieci anni fa.

“Quando mi hanno convocato a Palermo per comunicarmi la sede, ricordo che ho pensato: “anche se mi mandano a Tarvisio, ci vado!” Ero così determinata ad avere un lavoro, e nella più grande azienda italiana, che non ci avrei rinunciato assolutamente, a qualsiasi costo.

Così sono diventata Postina a Reggio Calabria. Non è troppo lontano da Catania, viaggiare ogni giorno si può fare. Anche attraversare lo Stretto di Messina. Così come fanno in tanti. Uscire da casa con il buio e la Stella Polare che ti accompagna, e ritornare con il buio e la luna rossa che ti rincuora.

Poi il rientro la sera a casa: compitini, bucato, cena, aspirapolvere, lavastoviglie, zaini, vestitini, sistemare tutto per la mattina successiva: la mamma esce presto, non la vediamo…

I miei bambini? Niente nonni, niente zie, il micronido per Alice, che allora aveva sedici mesi (la maestra a cui la affidai si commosse quando le dissi che le stavo lasciando il gioiello più prezioso della mia vita!), il pullmino per Adriano, studente di prima media. I miei figli, sono due rocce, sono cresciuti forti e responsabili, e quante difficoltà abbiamo superato. Ma il mondo per loro non avrà più difficoltà insormontabili.

Ogni mattina arrivare in ufficio sorridente, sempre a testa alta, piena di entusiasmo, nonostante avessi alle spalle un lungo viaggio. Un velo di lucidalabbra rosa tenue e una linea di matita azzurra sulle palpebre, appena prima di scendere dalla nave.

Andiamo a consegnare questa benedetta posta – mi dicevo – uscendo per il mio giro. Sono stata prima portalettere in un Centro di Recapito composto da circa settanta zone. Poi titolare di una zona. Per consegnare la corrispondenza usavo il motorino; la prima auto elettrica è stata mia; ma ho guidato anche il furgone per le consegne ai grandi utenti.

Il lavoro di Postina è molto impegnativo, ci vuole una responsabilità civile ed etica non indifferente, gli utenti ci affidano le loro comunicazioni personali e private, i loro interessi, i loro segreti e noi, con discrezione, con gentilezza, con meticolosità, ci impegniamo a recapitarle ai destinatari, tutti i giorni.

Quante persone incontrate in tutti quegli anni, quanta umanità, soprattutto nei piccoli centri! Le vecchiette che, quando si avvicinavano i giorni di festa, mi facevano omaggio del dolcetto appena sfornato; il caffè a cui non si poteva dire di no, dopo una consegna; la professoressa  che mi parlava della mia Sicilia, presente tra i suoi ricordi d’infanzia; la massaia che firmava la raccomandata con le mani sporche di pomodoro perché stava preparando il pranzo; il signore sulla sedia a rotelle che collezionava francobolli e sua moglie che mi offriva il latte di mandorla nelle calde giornate d’agosto. O quando sono rimasta in panne con il motorino in mezzo alla campagna, e il primo ad arrivare per aiutarmi fu un collega postino di nome Angelo. E mi sembrava veramente tale.

Ricordi che resteranno per sempre indelebili nella mia memoria, nel bene e nel male… Non posso negare di non avere avuto momenti di sconforto, ma ho sempre potuto contare sul sostegno dei colleghi, diventati presto amici, oltre che compagni di lavoro.

Negli anni in cui ho svolto il mio lavoro di portalettere ho avuto anche la possibilità di conoscere tutte le procedure legate all’attività di recapito. Un’esperienza che mi ha consentito di arrivare, dopo una specifica formazione, ad una nuova posizione lavorativa ed essere inserita nel team che si occupa dei processi relativi alla Qualità del servizio di recapito.

E posso dire che oggi, alle soglie dei quarant’anni, nonostante le difficoltà affrontate lavorando in una città che non era la mia e dove non conoscevo nessuno, grazie alla mia tenacia e determinazione, e grazie anche all’Azienda Poste Italiane che ha saputo riconosce il valore delle sue risorse e offrire nuove opportunità, credo di aver vinto la mia battaglia personale, come donna e come lavoratrice, e spero che la mia storia possa essere d’esempio per le donne che la leggeranno.