La lunga estate povera

Quest'estate, come ogni estate, da qualche estate

Quest’estate, come ogni estate, da qualche estate in qua, non brilla per novità. Quantomeno, nei cinematografi. Al massimo, molti ci vanno per l’aria condizionata. O perché si può pure parcheggiare, citando Dario Brunori, che ancora non si è capito se sia ancora una sas o se, nel frattempo, sia diventata una Srl. Lo scopriremo dopo il prossimo disco, vita permettendo.

Nel frattempo, l’unica novità che scuota gli animi di molti, su Facebook e limitrofi, pur partendo da Instagram, è la lunga scena in cui Dustin Hoffman, noto per non aver sbagliato un film, corre con la sua Duetto lungo le strade della California, sorpassando a destra e a manca, con un’aria bullesca, quasi a indicare la fine della sua estate, della sua giovinezza.

Fa specie, per chi scrive, una certa somiglianza con la A2, che non è l’Audi mai capita, ma quell’opera reinaugurata negli ultimi anni, riveduta e corretta, meno che nella parte finale. Il tunnel, non illuminato, sembra lo stesso di Pentimele, e la vegetazione è assolutamente simile. Certo, non siamo mica gli americani, ma l’automobile è quanto di più italiano possa esistere sul Pianeta Terra, anche perché nessun’altra azienda ha unito Nord e Sud, come l’Alfa Romeo, un po’ archetipica e un po’ allegoria dell’Italia tutta, perennemente in bilico, perennemente in crisi, sospesa tra il futuro e l’incerto. Perché l’Alfa Romeo ha il Biscione Visconteo, ma non è che il cognome Romeo sia molto milanese.

Se non fosse stato per un ingegnere dell’ex Regno delle Due Sicilie, non sarebbe esistito un sogno. Sicuramente, “The Graduate” non sarebbe stato lo stesso successo e Dustin Hoffman avrebbe avuto molto meno fascino. Non gli si poteva certamente dare una Corvette. Nemmeno quella cantata, anni dopo, da Prince. Nulla è come l’Italia, anche quando può ricordarla.

Enzo Bollani | CityNow Lugano, 22 luglio 2018.