"Là dove finisce il mare e comincia l'orizzonte" della scrittrice reggina Erika Stellitano

Protagonista questa settimana è la reggina Erika Stellitano, autrice di “Là dove finisce il mare e comincia l’orizzonte”

Come ogni domenica CityNow vi propone un libro da leggere, a far da protagonista questa settimana è la reggina Erika Stellitano, autrice di “Là dove finisce il mare e comincia l’orizzonte”.

“Non avrei mai pensato che un giorno, non molto lontano, sarebbe stata una terza persona, (terza perché oltre i due me) e per di più una donna, a sfilarmi di dosso quella maschera di apparenza che mi aveva reso ininterrottamente cieco di fronte alla realtà, facendomi prendere coscienza di ciò che realmente ero: un uomo, un uomo solo con la sua incapacità di amare.”

Una delle frasi che è possibile trovare fra le prime pagine del libro e che comincia a insinuare nella mente del lettore delle domande, che troveranno la loro risposta solo alla fine della lettura.

Erika Stellitano

Fin dall’inizio è possibile intuire il carattere introspettivo di questo romanzo, caratterizzato da dialoghi immaginari e allo stesso tempo verosimili, tra un uomo e una donna, Daniel e Claudia, innamorati di quell’amore che non passa o si dimentica con gli anni, ma che impavido cerca di resistere alle intemperie. A fare da cornice a quest’indimenticabile storia la nostra bellissima città, Reggio Calabria e il suo mare.

L’idea di Là dove nasce il mare e comincia l’orizzonte nasce dal desiderio dell’autrice di analizzare le varie sfaccettature che caratterizzano l’esistenza dell’essere umano. Erika spiega a noi di Citynow il modo in cui l’opera è nata ed è cresciuta: “Mi servo della storia d’amore tra un uomo e una donna per introdurmi nella loro mente e nel loro cuore e raccontare la loro evoluzione esistenziale dai loro rispettivi punti di vista. Per questo motivo amo definireLà dove finisce il mare e comincia l’orizzonteun romanzo introspettivo, dove veri protagonisti sono i sentimenti, gli stati d’animo dei personaggi, tutte le emozioni suscitate e vissute. L’intento, in sostanza, era quello di applicare ad un testo scritto la tecnica pittorica dell’impressionismo, riproducendo non l’istante dell’impressione visiva, bensì l’emozione, il sentire dei personaggi nei singoli istanti che compongono le pagine del romanzo. Non c’era una bozza di storia o un canovaccio. La storia è venuta da sé, pagina dopo pagina. E’ stata la penna a guidarmi.”

Un libro dunque che non è fine a se stesso, ma mira al cuore del lettore, perché leggendolo diviene impossibile, grazie alla scrittura fluida e coinvolgente, non immedesimarsi.

La passione per la scrittura è stata, per Erika, la naturale evoluzione dell’amore per la lettura. “L’approccio a diversi autori, diversi stili, a storie di vario genere, ha stimolato molto la mia fantasia, generando un vero e proprio desiderio di scrivere e di creare. Penso ad esempio a scrittori contemporanei quali Luigi Malerba, Oriana Fallaci, Alessandro Baricco, Erica Jong o mostri sacri come Italo Svevo, Gabriele D’annunzio, Luigi Pirandello, Ernest Hemingway, Goethe. Questi autori e molti altri hanno acceso in me una vera e propria passione per la scrittura, che da quel momento è diventata un’esigenza, un bisogno, una passione. Non vi è dubbio, quindi, che i libri abbiano avuto un ruolo fondamentale nella mia crescita. Ritengo che leggere sia di per sé edificante in quanto apre la mente, sposta i confini, amplia gli orizzonti. Chi legge non vive una sola vita ma tantissime altre, viaggia, impara, conosce, esplora, sogna, immagina e così facendo cresce, si evolve.”

Una delle peculiarità che salta subito all’occhio è l’ambientazione della storia. Come detto prima infatti ad occupare la scena è la nostra Reggio Calabria, di cui Erika descrive con cura non solo il bellissimo mare, ma anche vie e palazzi. E’ come se il reggino medio, durante la lettura del libro, si trovasse accanto un vecchio amico, che non vedeva da tanto, ma a cui non ha mai smesso di pensare.

Per questo risulta naturale chiedere ad Erika se si sente particolarmente legata alla città e alle molteplici bellezze che può offrire: “Reggio è la mia città natale. Mi ha vista nascere e crescere. E’ parte del mio vissuto, ci apparteniamo. Credo che ci siano luoghi che ci portiamo nel cuore e ai quali la mente ritorna spesso per trovare conforto. Questo luogo per me è il mare, il mio mare. Non potevo non rendergli omaggio. Vivendo in una città costiera ho da sempre assistito, in particolare d’estate, ad innumerevoli tramonti sul mare, capaci di regalare panorami e colori da lasciare senza parole. Il paesaggio che ci circonda diventa inevitabilmente fonte di ispirazione, di riflessione, apre le porte dell’immaginazione e qualche volta ci ingloba. Penso ad esempio al “sempre caro” colle leopardiano, il monte Tabor, divenuto per il poeta luogo di meditazione e di contemplazione.”

Per quanto Daniel e Claudia siano personaggi di fantasia, vengono descritti dall’autrice con una tale minuziosità da renderli perfettamente reali. Erika si serve delle loro emozioni e della loro storia al fine di indagare l’animo umano nelle sue sfaccettature più recondite. “Attraverso loro intraprendo un viaggio nell’io e metto a confronto due mondi paralleli come quello maschile e quello femminile. I protagonisti, dunque, non sono due, come potrebbe sembrare, ma quattro: Daniel Claudia ed i loro rispettivi io. Si assiste così, nel corso delle pagine, ad uno scontro/incontro, un mescolarsi/confondersi l’un l’altro, ciascuno con il proprio io e con quello dell’altro. L’intento era quello di fare di Daniel e Claudia uno specchio nel quale il lettore potesse trovare riflesso ciò che ha dentro di sé, nella mente e nel cuore.”

L’obiettivo è stato sicuramente raggiunto, in quanto più volte il lettore è portato a pensare “è esattamente così, anche io ci sono passato”. Inoltre è possibile osservare anche l’evoluzione dei personaggi con il progredire delle pagine. Essi infatti a mano a mano si svelano per ciò che sono, spogliandosi infine di ogni “maschera”.

"Là dove finisce il mare e comincia l'orizzonte

Il termine non è usato a caso, il romanzo risente molto delle letture pirandelliane della giovane autrice. “Mi sono approcciata all’autore girgentino sui banchi del liceo classico ed il suo modo di scrivere e le tematiche che affrontava mi hanno da subito affascinata e coinvolta. Ho divorato gran parte della sua produzione letteraria, dalle novelle, ai romanzi, alle opere teatrali. In particolare letture come quelle di “Uno, nessuno e centomila”, “Il fu Mattia Pascal”, “Sei personaggi in cerca d’autore”, “Così è se vi pare”, “La gaiara”, hanno infiammato la mia penna e stimolato la mia fantasia.”

Là dove finisce il mare e comincia l’orizzonte non è un romanzo autobiografico, ma ogni autore lascia piccoli pezzi di sé in ogni opera che scrive. Secondo Erika: “Un libro porta nel suo DNA una parte del patrimonio genetico del suo autore, non può essere scevro dal modo di pensare e di sentire di chi lo scrive. Per me è stato così.”

Essendoci cosi appassionati al suo primo capolavoro, non possiamo non domandare ad Erika se il futuro ci riserva qualche bella sorpresa da parte sua, e se c’è già qualcosa che bolle in pentola. Ad esempio una nuova trama con cui allietare i suoi voraci lettori. “Qualcosa in cantiere c’è, ma ancora è ad uno stato embrionale. Certamente non reputandomi una scrittrice mi metto sempre dalla parte del lettore. Per questo mi piacerebbe raccontare una storia che, io per prima, sarei desiderosa di leggere. Una storia che mi trasmetta emozioni forti, capaci di accompagnarmi dalla prima all’ultima pagina, con il fiato sospeso ed il battito accelerato.”

Erika è già autrice di numerosi saggi giuridici, ma con questo suo primo romanzo si è confermata un’autrice rara, dal grande talento, empatica e umile quanto basta; coraggiosa quanto serve per farsi strada sul palcoscenico letterario con un libro self-publishing che ha visto la luce solo poco tempo fa, e che dal 1 Dicembre è finalmente acquistabile presso la Libreria Nuova Ave, nei circuiti delle librerie Feltrinelli.