Ibico da Rhegion a Korinthos nel VI secolo a. C.

Il Centro Internazionale Scrittori della Calabria,

Il Centro Internazionale Scrittori della Calabria, il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria e il Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università di Messina, venerdì 21 aprile, alle ore 17:30 presso la sala conferenze del Museo di Reggio Calabria, promuovono la conferenza: “Ibico da Rhegion a Korinthos nel VI secolo a. C.” – Storia, società e letteratura. Intervengono Carmelo Malacrino, Direttore del Museo Archeologico Nazionale e Loreley Rosita Borruto, Presidente del Cis della Calabria. Relatori dell’incontro saranno: Paola Radici Colace, Professore Ordinario di Filologia Classica-Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università di Messina, Presidente Onorario del Cis e Responsabile del Teatro Antico e Moderno; Domenico Labate, Massmediologo, già docente incaricato di Sociologia e Tecnica dei Processi Comunicativi presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Ibico nacque a Rhegion (oggi Reggio Calabria) da una famiglia aristocratica. Sin da piccolo si sarebbe formato alla scuola poetica di Stesicoro e in età adulta andò a vivere a Samo presso la corte del tiranno Policrate dove si dedica alla Lirica Corale mitologica ed epica. Nei suoi scritti spicca la purezza della lingua Greca. Venne lodato dagli Alessandrini come uno tra i più eccelsi poeti. Alcuni fonti narrano che molte sue opere furono presenti nella grande biblioteca di Alessandria d’Egitto, anche se la maggior parte dei suoi scritti andarono perduti. Ibico trascorre la sua vita all’insegna di una intensissima ed angosciante passione amorosa, tanto che viene descritto da Cicerone come “colui che più di ogni altro arse per la passione d’amore”. Alcune fonti lo indicano anche come inventore di uno strumento musicale, il Barbiton, di forma triangolare con molte corde. Lo stile di Ibico si differenzia dalla tradizione saffica per il grande uso degli aggettivi e dalla particolarità di inserire il significato del componimento nei versi centrali, anziché nelle battute finali come era consuetudine nella poesia saffica.