Guido Paolo De Felice torna ad appassionare con “Le cose che ho scritto di te"

“Che una donna dorma dall’altro lato dell’oc

“Che una donna dorma dall’altro lato dell’oceano e uno riesca ad ascoltarne il respiro, così deve essere nata la prima poesia.” (Fabrizio Caramagna)

di Maria D’Amico – Buona domenica lettori! Bentornati nel nostro angolo dedicato ai libri! Anche a #insidethebook in questi giorni si respira aria d’estate, da sempre considerata la stagione degli amori fugaci, delle giovani passioni, che si consumano tra le risate in riva al mare e gli sguardi rubati sotto il cielo stellato di agosto. Quale migliore occasione per parlare di poesia? In questi giorni mi sono imbattuta, casualmente, in un testo che mi ha coinvolto molto, di cui non conoscevo l’autore. Così, da brava tossica di libri, mi sono messa alla ricerca della mente che ha partorito quella ventata di dolcezza mista a leggerezza e ho trovato lui, Guido Paolo De Felice, poeta emergente e autore del libro: Le cose che ho scritto di te (mentre ti aspettavo). Premetto che, scrivere poesie nel 2018 è un atto di eroismo unico per una serie di motivazioni, per esempio il pubblico. I lettori si suddividono in due categorie: i conservatori e i liberali! (No, non sto per iniziare un comizio politico, concedetemi di giocare un po’ con le parole), da un lato i membri del primo gruppo, quelli che venerano i grandi autori dei secoli scorsi, considerati divinità letterarie intoccabili e inarrivabili, dall’altra parte, invece, ci sono i lettori molto più flessibili che cercano di crescere insieme all’arte contemporanea, conservando nel cuore i grandi classici. Ecco, cari poeti e scrittori di oggi, non fatevi intimidire dall’indole ipercritica di chi è troppo legato alle tradizioni, siate forti e ribelli, fuori dagli schemi e senza paura, come ogni uomo di penna che è esistito nel tempo: “Il primo poeta deve aver sofferto intensamente quando gli abitatori delle caverne si mettevano a ridere delle sue folli parole.” (Khalil Gibran)

Il nostro autore di oggi è giovane, romantico, a tratti nostalgico e costantemente ricco di aspettative e speranza.  Nella sua raccolta di poesie traspare il suo essere genuino, il suo guardare il mondo con gli occhi innamorati e il cuore spalancato per accogliere ogni sorta di emozione. L’intenzione del poeta è raccontare l’amore in ogni sua forma, che siano i primi passi dell’innamoramento, quando a stento si ha il coraggio di chiedere al nostro Romeo o alla nostra Giulietta di prendere un caffè insieme, per poi passare alla quotidianità dell’amore, all’amore non corrisposto, a quello sognato e a volte spezzato. Descrive tutto con una semplicità tale, che riesce a tenere il lettore ancorato alle pagine fino alla fine, una poesia dopo l’altra. Come se stessimo sfogliando un album di foto, ci conduce in viaggio tra i ricordi, dal primo bacio fino a quello sguardo rubato o a quel sentimento per cui è mancato il coraggio, per poi sfociare nel grande amore, nella sola persona che immaginiamo accanto, Qui e ora, ma anche fra centosettant’anni:

“Vedo così tante persone

brave ad amarsi

quando c’è il sole che scioglie

e nessuna nuvola in cielo.

Poi ci sono io

che ho perso la testa

per te

E sai una cosa?

L’ho persa per i tuoi difetti

per il modo in cui arrossisci

quando dici di non sentirti abbastanza

quando maledici la tua bellezza

la tua bontà

la tua sensibilità d’animo

che troppo spesso

persone sciocche dal cuore marcio

hanno usato come armi

contro di te.

Io ho perso la testa

per tutte le tue manie

le tue ossessioni

i tuoi vizi

i tuoi momenti peggiori

e sai una cosa?

Non poteva essere altrimenti

 perché è facile amarsi a primavera

o d’estate, mano nella mano

in un tramonto sul mare

osservando il sole che si tuffa

e che ride degli amanti imbarazzati

perché non sanno se saranno mai in grado

di amarsi durante le tempeste.

Perciò credimi amore mio

è molto più raro

trovare chi ti ami

nei momenti peggiori

nei momenti di difficoltà

nei momenti in cui ti sentiresti

sola contro il mondo

sola contro tutto

sola contro tutti.

E qui che voglio amarti

qui e ora.

Qui e ora

affinché tra centocinquant’anni

fai anche centosettanta

o forse l’eternità, chissà

tu possa capire di non aver sbagliato

ad aver scelto me

e nessun altro.”

Bukowski affermava che “scrivere poesie non è difficile, difficile è viverle.” In questo libro vivere la poesia invece è semplice. La scrittura non è artificiosa, non vuole affascinare per la complessità, ma aspira soltanto a uscire dalle pagine, rotolare giù per il foglio e prendere il lettore per mano. Come se dicesse “sai, provo quello che provi tu, l’amore è dappertutto, ti posso accompagnare se vuoi, insieme è più facile”; perché l’uomo è così, diventa tutto più sopportabile se c’è un amico che infonde coraggio, se c’è una persona che ci guarda le spalle e qualche volta ci dà una spinta per farci procedere nella direzione giusta, con gli occhi puntati verso l’obiettivo. Ecco l’altra faccia della poesia, pensi di essere tu a leggerla e invece, per l’autore, il libro aperto sei tu. Con le tue paure e i tuoi desideri, con i profumi che assapori e le melodie che senti mentre ogni verso si arrampica dentro di te fino a scalare una vetta di emozioni. Finché, a un tratto, la tua mente mette a fuoco quell’immagine. C’è il suo volto dipinto con lo stesso inchiostro del poeta. La poesia è soprattutto questo, non il libro, non l’andare a capo alla fine di un verso, non la rima, ma quello che succede dopo, tutto intorno, nella vita e nel cuore di chi se ne nutre.

“Le poesie non si spiegano, se raggiungono il posto giusto, le senti, ti grattano dentro.” (Margaret Mazzantini)

Quando ho cercato la biografia dell’autore, ho letto che si descrive come “un dentista che gioca a fare il poeta”, mi ha ricordato il film l’attimo fuggente, quando il professore John Keating esortava i suoi studenti ad amare la poesia:

“Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino: noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana; e la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento; ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita.”

E per voi, la poesia cos’è?

Se leggessi un brano di Neruda con una musica di sottofondo, sarebbe una canzone, una di quelle da imparare a memoria e cantare, dedicare, suonare. Forse, è questo il motivo per cui i testi poetici sono silenziosi, brevi discorsi che hanno troppo da dire per essere confortati dalle note. Allora diventano una preghiera da bisbigliare come fosse un segreto o una dichiarazione da declamare a squarcia gola, fanno il giro mondo posandosi nelle orecchie di tutti e nell’anima di pochi.

Ai romantici a tempo indeterminato, buona lettura! Sarà, anche stavolta, una bella dose di vita!

Al prossimo appuntamento con #insidethebook

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