Gli attori della Piccola Opera commuovono il Cilea con "Le navi di Làzzaro"

di Federica Campolo- Grande successo per lo spetta

di Federica Campolo- Grande successo per lo spettacolo “Le navi di Làzzaro”, promosso dall’Assessorato alle Politiche Sociali della Città Metropolitana di Reggio Calabria e andato in scena, con la regia di Santo Nicito, venerdì 2 marzo presso il Teatro Cilea. Migrazione, disabilità, riscatto: questi i principali temi affrontati all’interno di una trama storica quanto attuale, raccontata con originalità e sensibilità artistica dai giovani attori del laboratorio di teatro sociale Piccola Opera Papa Giovanni.

I tanti “viaggi della speranza” che hanno caratterizzato la storia non lontana del nostro Paese si ripropongono, con profetica attualità, sui barconi stracarichi di uomini, donne e bambini che si mettono in mare alla ricerca di nuove opportunità per costruirsi una vita migliore. Le storie dei migranti diventano dunque metafora della condizione dell’esule, dell’escluso, di chi viene allontanato, ai margini della società, perché ritenuto “diverso”.

Dopo il successo riscosso al “Festival Nazionale del Teatro contro tutte le barriere”, nona edizione de “Il Giullare”, che ha premiato Le Navi di Làzzaro come miglior spettacolo, con un secondo posto come migliore regia, insignendolo del premio “Emozione” e del premio “Pubblico” (votato con l’85,8 % di gradimento),  il regista Santo Nicito spiega, ai microfoni di CityNow.it, gli obiettivi e le finalità del debutto presso il teatro cittadino.

All’interno dell’Associazione “Piccola Opera” è partito un laboratorio di teatro sociale che lavora sulla costruzione di un percorso, gestito da un gruppo pluridisciplinare, al fine di sviluppare le competenze dei ragazzi. La forza del teatro sociale è legata alle tematiche che vengono individuate dal gruppo: in questo periodo storico i ragazzi hanno scelto di parlare del disagio relativo alle migrazioni, di tutta la gente che muore nel Mediterraneo. Da qui ho iniziato a fare un lavoro di ricerca sulla drammaturgia: volevamo unire la dimensione dell’attualità, vissuta dai ragazzi, e la dimensione storica, vissuta dai nostri migranti, emigrati tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. Così, lavorando sul corpo e sulle parole che emergevano da ogni incontro, siamo riusciti a costruire”Le navi di Làzzaro”.

Quali sono i temi che, tramite questo spettacolo, avete voluto affrontare?

Quando abbiamo costruito  insieme questa storia, lavorando sugli aspetti relativi alla migrazione, abbiamo cercato di creare un parallelismo tra due tematiche di disagio che sembrano molto lontane ma che in realtà sono  molto vicine: la condizione dei migranti che ricercano una nuova vita e i nostri ragazzi disabili che spesso vengono visti come “scarto”, come persone che “non possono” fare determinate cose. Il valore dell’accoglienza diviene dunque fondamentale per offrire loro delle nuove possibilità di inclusione.

Qual è il  feedback dell’esperienza condotta?

 Il teatro è provocazione, siamo lì per suscitare il desiderio di un cambiamento. La cosa più bella è che esso è reale, immediato, istantaneo: più è vero, più ha la forza di avvicinarsi alla gente e rompere la quarta parete, quella parete invisibile che separa l’attore dagli spettatori. Durante la rappresentazione i ragazzi sono riusciti a liberarsi di tutte le “etichette” che sono state affibbiate loro negli anni, rappresentandosi senza nascondere ciò che  sono realmente. Spesso la diversità fa paura e, non conoscendola, si rischia assumere degli atteggiamenti di difesa. Solo ponendosi in una dimensione di ascolto si può comprendere quanto sia bello essere diversi e quante cose nuove è possibile apprendere.

Il viaggio intrapreso dai ragazzi della Piccola Opera tra i mari in tempesta delle contraddizioni sociali, delle ipocrisie, dei pregiudizi nei confronti dei tanti “migranti” del nostro tempo, approdato sul palco del Cilea con “Le navi di Làzzaro”, ha coinvolto ed emozionato il pubblico che ha subito colto, tra applausi e occhi lucidi, la “provocazione” lanciata dallo spettacolo: riscoprire il valore dell’alterità come opportunità di crescita e arricchimento.

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Fotografie di Antonio Toscano.