Giornata Mondiale della lotta alla droga, deficit di considerazione istituzionale

Vi drogate? Siete alcolisti o vittime del gioco o

Vi drogate? Siete alcolisti o vittime del gioco o di internet? Magari siete anche giovani o giovanissimi? Problemi vostri, anzi affari vostri, ché nemmeno più le dipendenze vengono  raccontate come un disagio o un terribile pericolo. Se poi finirete per morirne o con il cervello bruciato, peccato, dispiace. Purtroppo però c’è la crisi e non è più possibile aiutarvi o farvi aiutare. Questa la considerazione principe su cui riflettere, perché solo questo è rimasto da fare, nella Giornata Mondiale contro il Consumo ed il Traffico Illecito di Droga” indetta, sin dal 1987, dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per il 26 giugno di ogni anno.

E se le comunità terapeutiche, comprese quelle che operano in Calabria, e i servizi pubblici per le dipendenze, hanno salvato centinaia di migliaia di ragazzi negli ultimi decenni, nei prossimi almeno altrettanti giovani rischiano di perdersi. Nonostante  le dipendenze da stupefacenti siano via via andate moltiplicandosi, diversificandosi e intrecciandosi con certe più recenti, come appunto il gioco d’azzardo o Internet.

Peraltro, nel momento in cui sono tagliati i fondi sociali è chiaro che il tema della prevenzione e del reinserimento, l’inizio e la fine, cioè, della filiera sociosanitaria del circuito della tossicodipendenza, sono pesantemente ridimensionati. La stessa prevenzione in Calabria e nella nostra provincia è praticamente azzerata. E azzerando la prevenzione e i servizi per la cronicità e quelli di bassa soglia e prossimità ci ritroveremo con un vero allarme sociale.

Eppure a leggere alcuni dati, relativi anche alla nostra regione, tratti dalla relazione annuale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza-Direzione centrale servizi antidroga – pubblicata  l’anno scorso, non c’è da stare allegri.

I segnalati alle Prefetture calabresi, ai sensi dell’ex art.75 del D.P.R. 309/90, sono stati in tutto 1.459, di cui 86 minori, così distribuiti: CZ :429- CS: 691- Kr:461- RC: 157- VV:136.

Si conferma ,poi, quanto già emerso negli anni passati ove la popolazione più a rischio è la fascia adolescenziale.

Mentre il dato  complessivo dei segnalati nella nostra regione dal 1990 al 2017 è stato in totale di 20.003.

Mentre nelle ventinove strutture socio-riabilitative sono stati al 2016 in totale 330(maschi 312, femmine 18),così distribuiti per province:CZ 94,CS 76, Kr 43, RC 97 ,VV 20.

Per  fascia di etài : così distribuiti:fino a 14 anni 9; fra 15 e 19:26 ; fra 20 e 24 :46 ; fra 25 e 30 :91 ;fra 31 e 40 :180; oltre i 40 anni :194.

Il titolo di studio prevalente per questa utenza è la licenza media ed elementare. Mentre la condizione professionale è di disoccupato.

Assistiti dai Ser.d sempre nella stessa annualità sono stati in 3157, di cui utenti già in carico 2.642,nuovi utenti 515. Il 68,1% della utenza trattata è stata in carico per uso di eroina,il 17,3% per cocaina e l’11,1% per cannabinoidi. Il restante 3% ha usato primariamente altre sostanze.

Alla diffusione delle droghe “da prestazione” si affiancano forme di dipendenza più sottili ma non meno dannose. Sono le dipendenze di chi non riesce a trovare un senso alla propria vita, di chi si sente isolato, fragile nel rapporto con se stesso e con gli altri, e cerca di sfuggire come può al proprio malessere.

Ecco allora il triplicarsi in questi ultimi anni dell’uso degli psicofarmaci e degli antidepressivi, l’approccio sempre più precoce all’alcool come veicolo di stordimento, il diffondersi della bulimia e dell’anoressia, disturbi alimentari che nascondono problemi di relazione col proprio corpo e con una immagine di sé che i modelli consumistici vorrebbero ingabbiare in una esteriorità superficiale e anonima. Ecco il sempre maggiore ricorso ai giochi d’azzardo, alle scommesse, alle lotterie. Una sorta di tassa sulla povertà con una ampiezza di offerta tale da favorire gli abusi, la perdita del controllo, la dipendenza. Ecco perché la riflessione a 39 anni da quella legge sulla droga non può fare a meno di toccare molteplici e cruciali aspetti della vita sociale. Parlare di dipendenze oggi  significa anche denunciare la riduzione e in certi casi l’azzeramento delle politiche sociali e la ricaduta sulle persone in difficoltà come su chi opera nei servizi. Così come ,di pari passo, la conversione del “sociale”nel “penale”.

Significa evidenziare, ancora,

– l’immobilismo del Parlamento rispetto a proposte presenti per una riforma organica della legislazione antidroga, risalente a 28anni fa ,oramai superata dalla evoluzione delle forme di dipendenza;

–  ricreare un Fondo nazionale antidroga azzerato ormai da più di dieci anni;

– la necessità della nomina di un rappresentante governativo per la gestione delle politiche antidroga;

— l’opportunità inderogabile di convocare la conferenza triennale nazionale sulle droghe, peraltro, obbligatoria per legge, che non avviene ormai da quasi dieci anni;

– l’investimento concreto della politica sanitaria regionale, in ambito dipendenze patologiche, assolutamente insufficiente.

Non c’è dubbio che le politiche di prevenzione sono state totalmente azzerate mentre serve una radicale svolta nelle politiche sociali oggi ridotte alla sola immigrazione, ai minori e agli anziani.

Serve una profonda riorganizzazione dei Servizi pubblici per le t/d oggi abbandonati a se stessi. Mentre il mercato è organizzatissimo rileviamo  l’abbandono delle politiche territoriali di prevenzione ed inserimento lavorativo; una riduzione generale del volume massimo di prestazioni erogabili previsti negli accordi contrattuali con il privato accreditato, tale per le Comunità Terapeutiche che già da tempo lavorarono sotto soglia minima e una notevole difformità fra le varie regioni italiane, nel settore dei servizi privati per le dipendenze, non solo nei budget destinati alla cura e riabilitazione, ma anche nell’individuazione dei criteri di riferimento del sistema e della retta giornaliera.

Certo una maggiore coesione e sinergia di azione tra le comunità terapeutiche della Calabria, che già si raccordano con il Calabria CREA ,non potrà che aumentare la capacità contrattuale delle stesse nei confronti degli enti obbligati a garantire i servizi nel settore della filiera della tossicodipendenza.

In questo scenario certamente la scuola ha un suo preciso ruolo da svolgere. La prevenzione è soprattutto educazione. Ma anche nel mondo scolastico, purtroppo, è percepibile una situazione di estrema causalità e precarietà. La scuola deve agire nella consapevolezza che la sua è una azione educante, anche se alcuni insegnanti preferiscono semplicemente istruire.

L’individuazione di situazione di consumo non sfugge ad una scuola che vuol essere attenta, competente sulla problematica e non vuole “non vedere”. Sapere assumere e “trattare” adeguatamente le problematiche comportamentali, che non sono immediatamente riconducibili alla didattica ed all’istruzione, comporta per la scuola un importante salto di qualità e costituisce un fondamentale strumento per l’intervento precoce.

I ragazzi sono fragili, hanno bisogno di supporto e la lotta alle dipendenze si fa creando un ambiente accogliente: disseminando la scuola di figure che aiutano a cominciare dallo psicologo.

Da tempo l’Ordine regionale degli Psicologi della Calabria ha presentato alla Direzione generale dell’Ufficio Scolastico regionale una proposta di collaborazione tramite un protocollo d’intesa. Ma senza ottenere riscontro. Tuttavia il concretizzarsi di una iniziativa come questa  significativamente potrà costituire la premessa per una rivisitazione generale sul ruolo degli operatori delle struttura sanitarie in rapporto ai bisogni del mondo scolastico.        

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 Fonte: Prof. Guido Leone già Dirigente tecnico USR Calabria