Antonio Federico si racconta ai reggini: "I ragazzi del Sud non devono rinunciare ai loro sogni"

Cosa è una vignetta per Antonio Federico? Dis

Cosa è una vignetta per Antonio Federico?
Disegnando una vignetta trovo il mio spazio, una vignetta mi permette di dire ciò che voglio senza che nessuno mi interrompa mentre parlo. Con una vignetta posso dire la mia, posso essere ascoltato e dire perfettamente ciò che penso ad alta voce. Posso arrabbiarmi, posso urlare! Posso essere ascoltato anche se non vuoi farlo!
Penso sia uno dei modi più efficaci e diretti di mandare un messaggio. Non è facile, serve abilità nel disegno e nella sintesi, sono due codici comunicativi che devono combaciare alla perfezione, come i passi di una Coppia di ballerini in una bella canzone. Una vignetta è la mia voce.
 
La vignetta dedicata alla morte di Astori è stata condivisa da un infinità di persone, ti ha permesso di essere scoperto, ci vuoi raccontare come è nata?
Non posso smettere di pensarci, ero in studio e avevo 5 minuti liberi, presi un foglietto e disegnai istantaneamente questa vignetta, la pubblicai in automatico senza pensarci su. Io vivo a Firenze ma quel giorno ero giù in Calabria con la mia famiglia a pranzo quando arrivò la notizia. Mio fratello che è molto più sportivo di me ci disse di far silenzio per ascoltare il telegiornale, mi colpì subito la sua morte. Nel sonno … improvvisamente e soprattutto lasciando una bimba. Fu questa la cosa che mi toccò più della morte di un atleta, la morte di un papà che lascia la sua bimba. Mi intristì molto e rimasi in silenzio. Nel pomeriggio appunto sfogai la mia rabbia in quel foglietto che ormai tutti conoscono. Il resto lo conoscete, aprendo i social qualche ora dopo non potevo credere ai miei occhi!
Da quanto tempo disegni?
Disegno da quando presi in mano una matita, era il modo di vedere il mondo. Non ero un grande chiacchierone ma ricordo che da piccino osservato sempre con tanta attenzione tutto ciò che vedevo per strada! Quello che mi colpiva dovevo disegnarlo, la mia mano anche senza matita delineava i contorni di ogni figura che mi colpiva, si muoveva sola come il braccio di una stampante 3D! Ed arrivato a casa correvo veloce per prendere un foglio e disegnare quello che avevo visto.
20 anni fa hai realizzato il sogno di aprire un corso di fumetto nella tua città, perché?
Perché io da piccolo non desideravo altro e non l’ho mai potuto ottenere, i miei genitori non potevo affrontare spese per mandarmi a studiare fuori, la scuola più vicina di fumetto era a Roma. Promisi a me stesso quel giorno di creare una scuola nella mia città, Reggio Calabria. Per permettere a tutti i ragazzi del sud di poter disegnare senza dover rinunciare ai propri sogni.
Cosa pensi di poter insegnare agli altri?
Oggi insegno ai ragazzi questo: siate voi stessi nel mondo, distinguetevi e fatelo anche con il disegno. Sappiatevi emozionare dalla vita e raccontate ciò che vi fa sentire bene! Prima di diventare professionisti nel disegno, è importante essere belle persone. Credo molto nella forza della mente, perché solo se crediamo fortemente in qualcosa possiamo raggiungerla. Spesso molti ragazzi sono scoraggiati, guardano sempre il disegno del compagno e dicono : io non arriverò mai alla sua bravura … tendono ad abbattersi facilmente. Non credono in loro. Non c’è nulla di più sbagliato nel guardare agli altri in questo modo, bisogna ammirare chi è più bravo di te e magari cercare di imparare per migliorare se stessi! Non tutti nascono con il dono del disegno ma più forte del ” saper disegnare ” c’è un’altra grande forza … si chiama passione! Chi ha passione può apprendere le tecniche del disegno e raggiungere alti livelli!
Il tuo autore preferito?
Nella mia formazione ho sempre studiato e seguito grandi autori, soprattutto quelli che mi piacevano. Ricordo che passavo tanto tempo davanti le vignette di MORDILLO, JACOVITTI, BONVI, SILVER! Mi piaceva anche molto leggere, in particolare i fumetti di Dylan Dog! Non bastava però imparare dai grandi ma avere ambienti che potessero stimolarmi a disegnare! Come l’istinto d’Arte dove imparai le basi.
La tua più grande soddisfazione?
Emozionare con un disegno. Veder sorridere gli altri, vederli commossi, sono davvero in tanti a provare emozioni con le mie vignette. Mi scrivono ogni giorno in tantissimi per ringraziarmi. Ma sono io che devo tanto a loro. Non c’è gioia più bella per me e credo sia l’aspirazione di ogni artista. Di umano ci sono rimaste solo le emozioni.