Festività di Ognissanti: origini e tradizioni calabresi

Secondo alcune storie tramandate di generazione in generazione, in Calabria si era soliti organizzare dei veri e propri cortei verso i cimiteri

Conosciamo la nostra terra, ne conosciamo i profumi, i luoghi, ma non sempre conosciamo i meravigliosi miti e le misteriose leggende che avvolgono la Calabria.

Oggi vi raccontiamo le origini e le tradizioni calabresi riguardanti le festività di Ognissanti. Il giorno di tutti i Santi, noto popolarmente anche come Ognissanti, è una festa cristiana che celebra insieme la gloria e l’onore di tutti i santi.

Dopo lunghe contese il 1°novembre venne identificato come il giorno più consono per celebrare questa festività cristiana. La festa di Tutti i Santi veniva già festeggiata in Inghilterra (paese un tempo abitato dai Celti) sempre il 1º novembre, venne dunque spontaneo ipotizzare che tale data fosse stata scelta dalla Chiesa per creare una continuità cristiana con Samhain, l’antica festa celtica del nuovo anno, a seguito di richieste provenienti dal mondo monastico irlandese.

Secondo le credenze celtiche, durante la festa del Samhain i morti avrebbero potuto ritornare nei luoghi che frequentavano mentre erano in vita, e che quel giorno celebrazioni gioiose venissero tenute in loro onore. Da questo punto di vista le antiche tribù celtiche erano un tutt’uno col loro passato ed il loro futuro. Questo aspetto della festa non sarebbe mai stato eliminato pienamente, nemmeno con l’avvento del cristianesimo che infatti il 2 novembre celebra i defunti.

Le leggende narrano che proprio in Calabria, soprattutto nelle comunità dell’entroterra, si commemoravano i morti organizzando dei veri cortei verso i cimiteri. Qui dopo aver eseguito le benedizioni e le preghiere che permettevano di mettersi in contatto con le anime dei defunti, si allestiva un banchetto direttamente sulle tombe e spesso i visitatori erano chiamati a partecipare.

Tutt’oggi, nella nostra regione, la ricorrenza di Ognissanti in preparazione alla commemorazione dei defunti, è molto forte e sentita. Tante sono le storie, i racconti e le leggende che ruotano attorno questa festa avvolta nel mistero.

Si narra infatti, che in diversi paesi dell’Aspromonte, in autunno i morti tornano addirittura per un mese intero. Così le famiglie mettono ogni sera sul tavolo un piatto ricolmo di cibo, la bottiglia del vino, una brocca d’acqua. In qualche paese si lascia addirittura un mazzo di carte da gioco, affinché i defunti possano ancora assaporare i passatempi della vita.

Un’usanza segnalata soprattutto in Calabria è quella di alcune famiglie originarie della provincia di Cosenza che mandano ai loro morti il cibo preferito attraverso i disperati: lo preparano al mattino presto, per offrirlo al primo povero che passa davanti alla loro casa. Questi, lo consegnerà al defunto che, nel frattempo, si è messo in cammino per raggiungerlo.

In provincia di Catanzaro, per la commemorazione dei defunti si preparano per i poveri speciali focacce di pane lievitato e cotto al forno, le “pitte collure”, mentre a Paola, il due novembre, si distribuiscono ai poveri fichi secchi. Gli stessi nutriranno anche i morti, usciti dal cimitero nel giorno della loro celebrazione per cibarsene.