Fabio Mollo al Face Festival: "Per arrivare al successo, bisogna fallire"

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di Pasquale Romano – L’indispensabile potere del fallimento. Fabio Mollo torna nella sua Reggio Calabria, accolto dall’incantevole cornice del Parco Ecolandia, per tracciare un bilancio parziale del suo percorso, umano e professionale. La masterclass inserita nel programma del ‘Face Festival’, consente al regista reggino di aprirsi al pubblico, svelare lati e contenuti sinora rimasti inediti.

L’amore per il cinema, del tutto spontaneo e sorprendente, era nato grazie alla frequentazione del ‘Circolo Chaplin’, la ‘confessione’ ai genitori (che si aspettavano tutt’altro percorso) è arrivata quando la passione si era oramai impossessata di Mollo. Autocritica probabilmente eccessiva per i primi cortometraggi girati, “bruttissimi e inguardabili”, per stessa definizione del regista reggino.

Il trasferimento a Roma tappa decisiva che ha aperto soluzioni e possibilità sino a qual momento rimaste nascoste. La frequentazione del Centro Sperimentale ha permesso a Mollo di crescere, abbracciare ulteriormente il mondo del cinema ma allo stesso tempo rischiare di tranciarne le speranze: “Non andrai da nessuna parte”, una dei tanti giudizi ‘benevoli’ ricevuti nel corso degli anni, il pensiero di mollare lo sfiora ma non lo scalfisce.

Delusioni, amarezze, insuccessi di un passato che non viene allontanato ma, al contrario, considerato necessario per raggiungere il successo. “Fallire, è questa una delle chiavi per riuscire. Lo dico sempre ai più giovani, dovete osare senza aver paura di sbagliare. Dagli errori si impara, cosi come dai fallimenti nasce la voglia di tentare nuovamente, con più ostinazione”.

La voglia di osare di Mollo è concretamente rappresentata dal cortometraggio ‘Al buio’ (trasmesso nel corso della masterclass ad Ecolandia), girato contro il parere di tutti, e che ha rischiato di farlo cacciare dal Centro Sperimentale. Il tema dell’omosessualità ha scandalizzato e turbato, la ‘salvezza’ è arrivata grazie alla benedizione di Paolo Sorrentino, estasiato dalle qualità del regista reggino.

Da quel momento è un’escalation continua di successi e soddisfazioni, la temerarietà però è sempre rimasto il filo conduttore di Mollo, che con il corto ‘I giganti’ e l’opera prima ‘Il Sud è niente’ è tornato a girare in Calabria, imponendosi all’attenzione generale. Temi scomodi, talvolta sottaciuti in un territorio complesso e contraddittorio, affrontati con delicatezza ed evidente sensibilità.

I numerosi riconoscimenti ottenuti con ‘Il Sud è niente’ (su tutti il premio ricevuto dalla debuttante Miriam Karlvist al festival di Berlino) la spinta per proseguire con ancora più determinazione. L’opera seconda, ‘Il padre d’Italia’ (in realtà scritta prima ancora del debutto sul grande schermo), ha avuto bisogno di tempo per conoscere la luce, quando la realtà si è impossessata di tematiche legate all’adozione alla possibilità per gli omosessuali di avere figli.

L’ispirazione derivante da due film italiani (‘Una giornata particolare’ di Ettore Scola e ‘Il ladro di bambini’ di Gianni Amelio) ha portato ad un viaggio al centro del cuore, con i protagonisti Luca Marinelli e Isabella Ragonese in cerca di sè stessi. Tra precarietà affettiva e sentimentale, speranze e disillusioni, il sentirsi ancora figli e la paura di diventare genitori, Marinelli e Ragonese affidano ai propri corpi nudi ‘parlanti’ l’idea di amore puro, in attesa di una risposta risolutiva.

La masterclass si conclude con un breve video legato al documentario girato da Fabio Mollo sul set di ‘The Young Pope’, le strade del regista reggino e di Paolo Sorrentino tornano ad incrociarsi ad anni di distanza da quell’incontro decisivo per la carriera di Mollo. Sin troppo evidente l’occasione di crescita, al fianco del regista napoletano e star del calibro di Jude Law e Diane Keaton. Dal grande al piccolo schermo, sono infatti un film tv per Canale 5 e una serie Rai i prossimi progetti di Mollo. Piccole deviazioni di un percorso mai banale o scontato, sofferto e infine liberatorio.