Evento formativo "Mediazione familiare e scolastica, un aiuto per la famiglia in crisi"

Come aiutare la coppia e la famiglia in crisi? Cos

Come aiutare la coppia e la famiglia in crisi? Cosa si può fare per evitare ai figli le sofferenze che un evento traumatico come la separazione spesso comporta? Che ruolo può avere la mediazione familiare e scolastica nella risoluzione dei conflitti?    A queste domande cercherà di dare delle risposte l’evento formativo dal titolo “La Mediazione familiare e scolastica come aiuto alla coppia ed alla famiglia in crisi”, promosso dal Centro Comunitario Agape, dall’Associazione mediatori familiari, dal gruppo provinciale dell’AssNAS, associazione nazionale degli assistenti sociali, con il patrocinio della Città Metropolitana. Il Forum si terrà GIOVEDÌ 15 Giugno 2017, dalle ore 15,30 alle 19,30 c/o il salone di Palazzo Alvaro, Palazzo della Provincia di Reggio Calabria. Il programma prevede il saluto del Sindaco della Città Metropolitana Giuseppe Falcomatà a cui seguiranno gli interventi di Cristina Ciambrone, referente regionale AIMeF, Maria Giulia Alviero Giudice Tribunale civile, Anna Nucera Assessore comunale alla Istruzione, Giuseppe Marino Camera Minorile, Ketty Calù, assistente sociale gruppo provinciale AssNAS di Reggio Calabria. Coordina Francesca Stillittano mediatore familiare, conclude Mario Nasone Presidente Centro Comunitario Agape.  In occasione dell’evento sarà presentato il corso di Alta Formazione su mediazione familiare e scolastica che gli Enti promotori hanno programmato come opportunità formativa per operatori del diritto e del servizio sociale che intendono specializzarsi nel settore.

Il  tema  che sarà trattato riveste grande importanza ed attualità.  Almeno una famiglia italiana su 5 è destinata a vivere l’esperienza della separazione e del divorzio.  La massima incidenza del dissolvimento della coppia si colloca entro i primi 9 anni di matrimonio, cioè quando i figli sono ancora in tenera età. Un evento per loro spesso con conseguenze traumatiche. Tribunale, carte bollate, famiglie in lotta, vendette, voglia di vincere sull’altro: questo lo scenario classico, a volte peggiorato da accuse infamanti a carico di uno dei coniugi perché l’altro possa ottenere l’affidamento dei figli e quindi la casa coniugale. È il dramma estenuante che vivono persone un tempo legate dall’amore e dalla vita in comune che decidono di affidare agli avvocati di fiducia “le macerie umane” per riprendere il corso dell’esistenza. In questi casi si delega in toto ad avvocati e giudici la ricomposizione dei pezzi della propria vita e di quella dei figli – indispensabile per perfezionare nella legalità la nuova situazione – il che, tuttavia, provoca fatalmente l’utilizzo di tutte le ombre, le manchevolezze, gli scheletri nell’armadio della storia coniugale per ottenere quello che il proprio “cliente” chiede e vuole ottenere ad ogni costo. Nonostante le separazioni coniugali stiano diventando in Italia un evento sempre più frequente, relativamente scarso è il ricorso da parte dei coniugi ad un esperto che li aiuti a superare le difficoltà ed i conflitti conseguenti al deterioramento della loro relazione, anche quando questi si rivelano distruttivi ed “interminabili” e coinvolgono negativamente la stessa vita dei figli. In effetti, quando una coppia inizia a pensare all’eventualità della separazione, sia essa una prospettiva desiderabile o una minaccia avanzata dal partner, il più delle volte i due vanno in cerca dell’avvocato. Eppure le principali difficoltà ed i problemi che l’eventualità della separazione implica, specie se ci sono dei figli, non sono tutti di natura legale. È il terremoto degli affetti quello che affligge le persone: la sofferenza, la paura, la rabbia, il senso di colpa, l’abbandono, il tradimento. Lo scarso interesse della coppia che si separa a farsi aiutare da un esperto nella situazione separativa conflittuale può essere messo in relazione con una concezione sociale della separazione che tende ancora nel nostro paese ad essere etichettata come una colpa o fallimento personale dei coniugi, quasi non superabile, che spinge spesso ambedue ad utilizzare strategie ed energie per giustificarsi e per colpevolizzarsi vicendevolmente in un conflitto in cui l’incapacità genitoriale dell’altro può diventare – e diventa – una delle armi più usate.

Proprio per far fronte alle drammatiche situazioni dei figli nei processi di separazione o divorzio, che spesso si protraggono per anni nelle aule dei tribunali, con grave rischio per la loro crescita emotiva, affettiva, relazionale e sociale nel senso più ampio, al fine di prevenire un tale pregiudizio si sta imponendo anche in Italia un nuovo intervento professionale: “la mediazione familiare”. È questo un metodo che può essere utile anche per recuperare la dimensione genitoriale di coppie conflittuali già separate da anni, ma intende innanzi tutto porsi come servizio di “prevenzione della sofferenza infantile generata da una separazione altamente conflittuale” e, quindi, di recupero e valorizzazione nella coppia in crisi del compito genitoriale. L’obiettivo è raggiunto quando, alla fine, i bambini sentono, pur nella separazione, di continuare ad essere il fulcro di un sentimento condiviso e insieme esclusivo dei genitori, sentono di poter contare su quella circolarità di emozioni, di esperienze, di conferme coerenti ed univoche, su quella compattezza e continuità di vita che solo la comunicazione efficace tra i genitori può garantire. Parallelamente alla mediazione familiare è sorta la mediazione scolastica che si pone come obiettivo quello di far conoscere ai ragazzi all’interno della scuola un modo diverso di affrontare il conflitto, una modalità alternativa alla fuga e all’aggressione. La mediazione mostra ai ragazzi ed agli adulti quanto sia importante imparare ad accettare l’altro, accoglierlo, ascoltarlo ed essere ascoltati. Oltre a costituire una valida opzione rispetto alle classiche misure disciplinari, il percorso di mediazione può essere, parallelamente ad altre iniziative, propedeutico ad una educazione alla legalità perché aiuta ad apprendere che i comportamenti devianti non sono solo una infrazione ad una norma astratta, ma sono un ledere i diritti, spezzare le emozioni, provocare sofferenza psichica nell’altro.