Ispirato a “L’ncantesimo di Frida K.” di Kate Braverman
” Gran parte della vita è una preparazione a qualcosa che non accade”
” Leggere L’incantesimo di Frida K. è come camminare su una corda tesa sopra gli abissi dell’inconscio.” Janet Fitch, autrice di “Oleandro bianco”
Ho immaginato un viaggio dentro la mente di F.K. Personalità complessa, icona di un’epoca, simbolo per eccellenza di femminilità trasrgressiva, di sofferenza fisica e spirituale che si traduce in arte.
Nulla mi è sembrato più provocatorio e dirompente come porsi in prima persona a svelare ad una ad una le carte segrete della sua psiche. Come a voler dire: si, questa sono io! Dovete prendere tutto se è vero che mi amate, la bellezza dei miei quadri e l’orrore del mio corpo che si gretola! Mai una scrittrice contemporanea ha incontrato tanta affinità elettiva con la sua musa ispiratrice, da vestire i panni dell’artista come se parlasse delle proprie emozioni più recondite. L’andamento monologante e autobiografico ha favorito l’identificazione in un percorso senza ritorno, scoprendo i segni di un dolore radicato e profondo che travalica la persona stessa e affida all’arte la sola immagine di se.
L’ultimo viaggio di Frida è un incantesimo sconvolgente che rapisce la mente e conduce in una zona morta tra i colori dei suoi quadri, i sogni e i desideri di una esistenza possibile ma impossibilitata dai limiti fisici, l’amore ingordo per la vita stessa, il desiderio di maternità, dove il dolore diventa creazione, visioni allucinate di una realtà parallela, abbagliata dalla luce della verità.
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