Fiat Lux. L’illuminazione tra antichità e medioevo

  • Da Gio, 25 Ottobre 2018 a Dom, 9 Dicembre 2018
  • Dalle 08:00

    L’autunno si “accende” di un’altra interessante occasione di valorizzazione e di promozione del patrimonio archeologico del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, con la nuova esposizione temporanea “Fiat Lux. L’illuminazione tra antichità e medioevo”, curata dal direttore Carmelo Malacrino, nel suggestivo spazio di Piazza Paolo Orsi, da giovedì 25 ottobre a domenica 9 dicembre.

    Oltre settanta eccezionali reperti sono stati accuratamente selezionati, catalogati e restaurati, per raccontare come vivevano i nostri antenati greci e romani, bizantini, arabi e normanni, attraverso i loro modi e strumenti per “fare luce”.

    Molti degli oggetti sono presentati al pubblico per la prima volta e provengono in gran parte da Reggio Calabria e dal suo territorio, dove le innovazioni esterne sono state sempre accolte e integrate nella tradizione culturale, sociale ed economica locale.

    «Attestata in Grecia già nel mondo minoico e miceneo, dopo alcuni secoli di declino, l’uso delle lucerne si diffuse nuovamente in età arcaica, con le produzioni ateniesi, già tra la fine del VII e gli inizi del VI secolo a. C., anche nel Mediterraneo occidentale, dalla Sicilia fino all’Etruria. A Roma e nel mondo etrusco e italico si affermò soltanto nel III secolo a. C.», dichiara Malacrino. «La Calabria – continua il direttore, curatore dell’esposizione – per la sua collocazione geografica al centro del Mediterraneo, è stata crocevia di culture e traffici commerciali. La città di Reggio, in particolare, posta sulla sponda dello Stretto, “porta d’Occidente” verso il mar Tirreno degli Etruschi e dei Romani». Il tema della luce funziona, così, come una sorta di fil rouge, per legare le fonti storiche alle testimonianze archeologiche di un centro urbano con una lunga continuità di vita».

    Come immagine-logo dell’esposizione è stata scelta una lucerna “erotica” dalla forma grottesca, configurata a satiro fallico, del III secolo d. C., che allude alla gioia di vivere e all’assenza di inibizioni e pregiudizi nella società romana del tempo, ma anche alla funzione che questi strumenti di illuminazione svolgevano nel rischiarare i lupanari. Nella stessa immagine, anche una lucerna con 26 becchi multipli su un serbatoio sferico, del V secolo a. C., che veniva utilizzata nei rituali di culto dedicati a Kore-Persefone.

    Museo Archeologico Nazionale della Magna Grecia, Reggio Calabria