La reggina Elena Iacopino, artista madre di intriganti donne di cartapesta

Elena Iacopino, autodidatta con una parentela di a

Elena Iacopino, autodidatta con una parentela di autrici di pitture , appartiene ad un sommerso misconosciuto ai più e su cui si devono accendere” riflettori curiosi”.
Dal cono d’ombra si affaccia Elena Iacopino la cui produzione, in maniera fortuita, si è posta all’attenzione di chi come me, storica dell’arte, si interessa, come in passato, del nostro territorio.
Il genere proprio di questa Autodidatta è, come avviene nella produzione della cartatpesta, una commistione tra scultura e pittura, quasi di arcaica reminiscenza, ,che ritrova nella scultura arcaica e classica una colorazione esterna delle fattezze scultoree.
La cartapesta ha origini antichissime e nobili. Essa è arte polimaterica già presente nel IV secolo a.C. presso i Greci che usavano fibre di lino ,mischiate a stucco e colore e ne facevano maschere della commedia fliacica o cultuali appese ai rami dei boschi sacri.

In Italia l’avvio si attivo a Siena attraverso la costituzione del monumento funebre del capitano di ventura Giovanni D’Azzo Ubaldini ad opera, nel XVI secolo, di Jacopo della Quercia che, per risparmiare sui materiali avviò l’uso, conosciuto e più economico, della cartapesta.

La tecnica per poter completare più in fretta, monumenti equestri o consimili, fu utilizzata anche da Donatello, presente a Padova , si espanse in Veneto, quindi in Umbria, Marche e nel Meridione.

Il Beccafumi avviò prodotti di carattere effimero cioè quella produzione alternativa con materiali meno nobili ma egualmente artistici ad uso di rappresentazioni teatrali, feste religiosi, apparati triofali., elementi architettonici posticci ed il Bernini ne fu magistrale interprete.

Anche l’arte contemporanea ne viene interessata ed attratta e la Puglia, ne è sede prestigiosa e seguace delle correnti più contemporanee; tra i migliori cultori di questa attività , la pugliese Francesca Carollo, autrice di vasi presenti al MOMA; Francesco Micozzi, reinterprete sintetico della figura maschile e femminile. In Calabria Ninì Sapone autore di prespi; Cartapè per i suoi monili; Mariarosa con quadri “costruiti in cartapesta per il genere astratto.
Elena Iacopino, autodidatta con una parentela di autrici di pittura, appartiene forse ad un mondo sommerso misconosciuto e su cui si devono accendere riflettori curiosi.
Da un cono d’ombra si affaccia la autodidatta la cui produzione in maniera fortuita si è posta alla attenzione di chi come me, storico dell’arte, si interessa, come nel passato, del nostro territorio.
Il genere proprio della Iacopino è, come avviene nella produzione della cartapesta, una commistione tra scultura e pittura quasi di arcaica reminiscenza che si trova nella scultura arcaica e classica una colorazione esterna delle fattezze scultoree.
Le figure appaiono costruite quasi su una sorta di costruzione ”templare” su cui culmina una piccola testa, dalla chioma fluente, delicatamente espressiva.
Sono quasi tutte donne caratterizzate e caratterizzanti non discoste dalle cosiddette “Maddamme” della produzione popolana presepiale che ha avuto in Gemma Gaudio Incorpora una valente rappresentante. Non so quanto questa magica Autrice della scultura calabrese tra fine ottocento e prima parte del Novecento, Gemma intendo che ho avuto l’onore di conoscere attraverso il figlio, nei primi anni della mia quasi quarantennale carriera , sia stata conosciuta e come dalla Iacopino che ne ha acquisito l’aurea di un eterno “femmimino”
In Elena , dal carattere forte e pronto ad attivarsi con coraggio ed abnegazione, la scelta formale , rispetto alla Gemma, è più aristocratica nei tratti del viso, nella posa , nell’acconciatura, nella decorazione dell’abito, nell’incarnato, nella familiarità con l’attenzione alla cultura dell’ intimità con ambienti ed oggetti.
Ma cosa la affianca alla somiglianza con Gemma Gaudio Incorpora? Forse lo stesso modo di fare produzione artistica dentro l’ambiente domestico, a volte tra le faccende, tra una lettura e l’altra che, pensando alla Incorpora, permette di vederla a sfogliare pagine interessanti ed, alla stessa maniera, respirare una cultura immanente nei suoi incontri con un “entourage” artistico di quegli anni attraverso una famiglia particolarmente acculturata. In Elena gli strumenti di conoscenza possono essere meno cartacei e più tecnologici , ma le caratteristiche di un’attività svolta per pura passione nell’interno di un ambito domestico , acclara la volontà del fare per esprimere pensieri che rendano esplicita la presenza di un eterno femminino.
a cura della Prof.ssa Mamone, Accademia delle Belle Arti di Reggio Calabria