Effetto Crema: se sbarcasse a Reggio, sarebbe una manna dal cielo

di Enzo Bollani - Su CiyNow scrivo di cinema, ogni

di Enzo Bollani – Su CiyNow scrivo di cinema, ogni sabato, come sapete. Da quasi un anno.

Ho già parlato di “Call me by your name“, di Luca Guadagnino, illo tempore, vale a dire in pieno inverno, quando uscì in una settantina di cinema italiani, per rimanerci molto poco. Nessuno sembrava crederci particolarmente, in Italia, dopodiché il film è divenuto un caso mondiale, vincendo un numero impressionante di riconoscimenti.

Ma non è di questo che voglio parlare, perché tutti sappiamo già quanto sia stato riconosciuto e quanti premi stia collezionando, meritatamente, in giro per il Mondo. Vorrei parlare di un fenomeno collegato, che chiamerei “Effetto Crema”. Non è la crema solare, o quella della pasticceria. È quella piccola città, in provincia di Cremona, di cui non si è quasi mai parlato.

Rispetto al romanzo di André Aciman, ambientato a Bordighera, il film è stato ambientato qui, per ragioni principalmente di budget, allontanando al contempo il rischio di fornire una cartolina, puntando su luoghi lontani da ogni forma di banalità. Non che Bordighera fosse banale. Anzi. Certamente, “Call me by your name” fornisce una visione diversa della nostra Penisola.

In questi giorni, impegnato a Crema per il Crema Jazz Festival, ho assistito a un evento del tutto nuovo: una folla di turisti stranieri, provenienti da ogni parte del Mondo, in cerca di quelle atmosfere sospese e silenziose, afose, zanzarose del film. All’epoca, poi, tutto era comodoso o scattoso. Capitemi.

Casualmente, il film stesso è ambientato tra giugno e luglio, di quell’anno di svolta che è il 1983. A 35 anni di distanza, la città è sicuramente migliorata, ma nessuno si sarebbe mai aspettato di svegliarsi, in così poco tempo, in una città di vocazione turistica.

Avendo trascorso molto tempo proprio a Crema, e in quegli stessi anni, ho trovato una ricostruzione pressoché perfetta. Ci sono solo Tre errori, ma non ne parlo qui.

Avendo una percentuale reggina nel mio DNA, ed essendo ormai in pianta stabile nella nostra provincia ormai da un anno, spero che la nostra città e la nostra area geografica possa conoscere una visibilità nuova, l’attenzione di registi lungimiranti e sensibili. E che non venga presa in considerazione solamente quando si debba parlare di ‘Ndrangheta o di malavita. Fortunatamente, a nessuno è venuto in mente di esaltare il male, come troppo spesso accade nelle produzioni italiane, soprattutto quando si parla di fiction.

Sarebbe molto bello se la nostra città venisse rivalutata, a un ventennio dalla Primavera Reggina.

Prima che sia troppo tardi, eventualmente.