Doppio Sogno - 'BlacKkKlansman', Spike Lee e l'odio che non ha fine

di Pasquale Romano – 'Questa è una fottuta stor

di Pasquale Romano – ‘Questa è una fottuta storia vera’.  Spike Lee torna ai temi che più gli stanno a cuore e lo fa con ‘BlacKkKlansman’, film appena uscito nelle sale italiane. L’odio di natura razziale e la condizione degli afroamericani hanno caratterizzato la lunga carriera del regista americano sin dai tempi di ‘Fà la cosa giusta’. L’America ai giorni d’oggi, quindi ai tempi di Trump, ha risvegliato in Spike Lee una rabbia mai sopita esattamente come i problemi che la motivano.

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In ‘BlacKkKlansman’ Ron Stallworth (nome vero del detective autore del libro Black Klansman da cui Lee ha attinto per la sceneggiatura) è un poliziotto, il primo di colore del suo Dipartimento, che si infiltra all’interno del Ku Klux Klan per rivelarne tutte le idiosincrasie.

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Si infiltra però solo con voce e anima, il corpo è prestato dal collega Flip Zimmerman, bianco e quindi più adatto fisicamente per insinuarsi all’interno dell’organizzazione. In contemporanea si seguono le vicende di un gruppo di attivisti afroamericani, guidati dalla studentessa Patrice Dumas, presto entrata nelle simpatie sentimentali di Stallworth.

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BlacKkKlansman si apre e si chiude come una sorta di documentario (fulminante il cameo iniziale di Alex Baldwin), un lampo che attraversa più di mezzo secolo di storia. La triste ‘rivelazione’ è facilmente intuibile collegando l’apertura alla conclusione: i decenni passano ma l’umanità si trova a fare i conti con gli stessi fantasmi. Un fantasma che dal passato non ha mai abbandonato le nostre debolezze, conficcandosi tra le pieghe sociali.

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L’ultimo lavoro di Spike Lee è un ritorno alle origini, anche qualitative. Seppur lontano dalle vette raggiunte in passato dal regista americano (Malcom X, La 25a ora , He Got Game per fare qualche esempio) BlacKkKlansman è un accorato appello, quasi un grido d’allarme nei confronti di un America che negli ultimi anni sembra aver riscoperto con maggiore forza divisioni e steccati culturali che hanno portato ad episodi violenti come quello mostrato da Lee in chiusura.

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Il limite tra finzione e realtà è volutamente sottile, quasi indistinguibile, evidenziato dalle parole del ‘finto’ David Duke (capo del Ku Klux Klan) cui fanno seguito le reali dichiarazioni, figlie di ideali tutt’altro che rassicuranti. Non manca l’ironia in BlacKkKlansman, incorniciata da colonna sonora e fotografia eccellenti, ma ad emergere è un’inquietudine.  Quella di dirigersi verso un futuro pieno di ombre minacciose, senza non aver imparato nulla dal passato.

 

 *’Doppio Sogno’ è la rubrica cinematografica di Citynow. Le ultime novità in sala ma anche film recenti e del passato, attori e registi che hanno fatto la storia del cinema. Racconti, recensioni, storie e riflessioni sulla Settima Arte.