Diciva me nonnu: "Frevàru curtu e amaru"

"Scurcia li viecchi allu foculàru". Conoscete questo proverbio calabrese?

Amare la Calabria vuol dire conoscere la sua storia, avere rispetto della sua terra, osservare ogni suo cambiamento, rispettare le sue tradizioni. Amare la Calabria significa conoscerne i suoi profumi e saper distinguere ogni suo prodotto. Vuol dire portare avanti le proprie idee con coraggio, vuol dire conservare e tramandare.

Per millenni il popolo calabrese è riuscito a conservare testimonianze ed esperienze del passato ed è da sempre attaccato alle proprie abitudini e ai propri valori.

Consapevoli dell’importanza degli insegnamenti ricevuti, delle consuetudini e della saggezza popolare calabrese, CityNow vuole rispolverare le parole calabresi che si sono tramandate nel tempo. Per questo motivo ogni settimana vi proporremo un proverbio calabrese.

Questa domenica è la volta di un antico detto che fa riferimento al mese più corto dell’anno: febbraio.

“Frevàru curtu e amaru, scurcia li viecchi allu foculàru”.

Febbraio corto e amaro, costringe i vecchi a stare accanto al fuoco.

Si tratta di un proverbio molto usato in tutta la regione che mette in evidenza la brevità del mese di febbraio, che, pur essendo il più corto dell’anno, nell’accezione dei pochi giorni che lo costituiscono, è spesso molto freddo e piovoso.

 Un proverbio calabrese che anche i più giovani, probabilmente, hanno spesso ascoltato, perché molto usato da nonni, zii e parenti di ogni tipo. Anticamente, la stagione invernale e in particolar modo il mese di febbraio, rappresentavano un periodo di ansia e preoccupazione. Gli animali erano pochi e non avevano di che nutrirsi, perché il terreno non offriva grandi possibilità a causa delle basse temperature. Le provviste cominciavano a scarseggiare e così il secondo mese dell’anno diveniva simbolo di povertà.