Diciva me nonnu: 'Cu si marita è cuntentu nu jiornu, cu mazza nu porcu...'

Secondo il proverbio calabrese chi si sposa è felice un giorno, chi uccide un maiale lo è un po' più a lungo...

Amare la Calabria vuol dire conoscere la sua storia, avere rispetto della sua terra, osservare ogni suo cambiamento, rispettare le sue tradizioni. Amare la Calabria significa conoscerne i suoi profumi e saper distinguere ogni suo prodotto. Vuol dire portare avanti le proprie idee con coraggio, vuol dire conservare e tramandare.

Per millenni il popolo calabrese è riuscito a conservare testimonianze ed esperienze del passato ed è da sempre attaccato alle proprie abitudini e ai propri valori.

Consapevoli dell’importanza degli insegnamenti ricevuti, delle consuetudini e della saggezza popolare calabrese, CityNow vuole rispolverare le parole calabresi che si sono tramandate nel tempo. Per questo motivo ogni settimana vi proporremo un proverbio calabrese.

Questa domenica è la volta del detto:

Cu si marita è cuntentu ‘nu jiornu, cu mmazza nu pòrcu è cuntentu n’annu” – letteralmente:

“Chi si sposa è felice per un giorno, chi ammazza il maiale trova soddisfazioni per un intero anno”.

Con l’arrivo di settembre o di gennaio inizia il periodo delle tanto acclamate frittole e quindi anche il periodo dell’uccisione dei maiali. Una tradizione “barbara” per alcuni, fondamentale per altri. La pratica, arrivata fino ai giorni nostri, ha infatti provveduto a sfamare intere generazioni.

Sì perché non solo “del maiale non si butta via niente”, ma attraverso l’utilizzo della sua carne i calabresi sono in grado di produrre infinite bontà.

Dalla porchetta alla salsiccia, passando per salame, capocollo e soppressata. Queste ricette sono arrivate fino a noi grazie a nonni e bisnonni che, nel tempo, hanno provveduto a tramandare queste tradizioni ed anche il proverbio secondo cui, chi si sposa è felice un giorno, chi invece uccide un maiale può essere contento persino per un anno intero, perché attraverso queste gustose ricette è in grado di proporre in tavola ogni giorno qualcosa di diverso.