C’era una volta a Reggio Calabria… la nostra città tra magia e realtà

di Maria D'Amico - CityNow torna con un nuovo appu

di Maria D’AmicoCityNow torna con un nuovo appuntamento di #InsideTheBook, la rubrica attraverso cui, ogni settimana, vi proponiamo un libro da leggere. Questa domenica è la volta di “Febea, miti misteri e leggende di Reggio Calabria e dintorni“.

“Ho letto da qualche parte che la tua città o la ami o la odi. Non ci sono vie di mezzo. Io, nonostante tutto, ho sempre amato Reggio. Ed oggi, dopo ormai parecchi anni che vivo lontana 1200 chilometri, la amo ancora di più.”

Marina Crisafi, autrice del libro Febea, miti misteri e leggende di Reggio Calabria e dintorni (Laruffa Editore), inizia così la stesura della sua opera, come se volesse già avvertire il lettore che, nonostante le mille ragioni che razionalmente ci spingono a denigrare Reggio Calabria, ci sono altrettante motivazioni per cui è impossibile non amarla, prima fra tutte, la storia meravigliosa che questo territorio custodisce da secoli.

Tiziano Terzani, noto giornalista e scrittore, affermava che “il rispetto nasce dalla conoscenza, e la conoscenza richiede impegno, investimento, sforzo”. Per rispettare la nostra terra occorre, innanzitutto, prendere coscienza della nostra identità storica, dobbiamo rinnovare l’orgoglio di essere Calabresi e ancor più Reggini, dobbiamo lottare così come i nostri avi ci hanno insegnato, dai Greci ai Briganti, dobbiamo sforzarci per vedere la nostra città come ai suoi floridi albori, come se fosse ancora Febea, la città del sole.

“Quand’ecco che i loro occhi si posarono su una vite avvinghiata ad un fico selvatico, protesi in un abbraccio verso il cielo quasi a costruire un ponte divino. Capirono subito che quello era il significato della profezia: la femmina fertile e feconda, che si congiungeva al maschio per realizzare l’unità cosmica, sposati simbolicamente dove il sacro fiume si gettava a precipizio sul mare. Non ebbero più dubbi che quello fosse il luogo indicato dal divino responso e vi fondarono la loro polis, chiamandola Rhegion.

Siamo cresciuti pensando che miti, favole e leggende fossero quasi un modo per suscitare esclusivamente l’interesse dei bambini, ma la verità è che non sono gli unici a rimanerne affascinati.

L’uomo fin dalle sue origini ha cercato di dare una spiegazione a ogni fenomeno naturale che sfuggiva alla sua normale comprensione. Ha creato un mondo soprannaturale capace di interagire, modificare e determinare le vite degli uomini. Ha ideato divinità titaniche e adirate, eroi antropomorfi  e mostri senza scrupoli, li ha caricati dei propri vizi e delle proprie virtù amplificandone gli effetti, fino ad ottenere favole ricche di allegorie e significati nascosti che vivono ancora nell’immaginario collettivo e che continuano a saziare la nostra curiosità. L’umano ingegno ha trasformato un temporale nella furia di un dio che avverte gli uomini della sua collera squarciando il cielo con fulmini e saette, l’inverno lugubre e freddo come il cuore addolorato di una madre in lutto per la figlia (il mito di Persefone). Quanti di noi hanno già sentito queste storie? La nostra terra è ricca di leggende di egual fascino che non aspettano altro che essere scoperte ancora una volta da noi, così da poter continuare a vivere tra le mura dei castelli, nell’acqua dei fiumi, nelle grotte e sulle montagne, negli abissi più profondi e nei borghi più lontani.

Marina Crisafi ci ha dato la possibilità di poter conoscere tutti quei piccoli dettagli delle leggende reggine che la tradizione orale ha via via modellato o omesso, tenendo fede, il più possibile, alle versioni storiche originali. La sua antologia tocca luoghi incantati e misteriosi seguendo un percorso cronologico: dalla nascita di Reggio, preannunciata dall’oracolo del dio Apollo, passando per Bagnara Calabra, dove ci narra il disperato amore tra Gaziano e la ninfa figlia di Teti, fino a Pietra Cappa, Stilo e lo Stretto di Messina, luogo in cui si erge imponente il palazzo di Morgana. Narra di fanciulle dalla bellezza ineguagliabile, di pirati, diavoli, nobili, streghe e madonne, per poi concludere con la leggenda di Osso, Mastrosso e Carcagnosso, i cavalieri spagnoli cui è imputata l’origine delle mafie nel nostro Paese:

“inserita di proposito come ultima storia, rappresenta una fine ma anche un inizio, un messaggio di speranza: un giorno anche la ‘ndrangheta diventerà una leggenda che le nuove generazioni potranno raccontare affermando c’era una volta e oggi non c’è più.”

Ai bambini che amano le favole, perché sappiano che la magia è intorno a noi e possiamo viverla e respirarla nei ricordi di un tempo passato, a chi ama questa città, perché possa guardarla ancora con stupore e incanto e a chi non la ama, perché possa cambiare idea.

Con l’augurio che questi racconti possano insegnarci soprattutto la resilienza che hanno dimostrato nei secoli, adattandosi ad ogni circostanza e regalandoci sempre una buona dose di saggezza e sogni.

Buona lettura e al prossimo appuntamento con #InsideTheBook!

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