CatArTica Care promuove l'evento "Focus Libia"

Catartica Care, realtà artistica attiva su proget

Ristobottega

Catartica Care, realtà artistica attiva su progetti culturali e sociali soprattutto legati al territorio di Reggio Calabria – come ad esempio il Festival Pao Spiti (Go Home) del 2017 sulle attuali migrazioni e sul concetto di ‘casa’ — organizza la proiezione di Schiavi di riserva, documentario di Michelangelo Severgnini, venerdì 2 Novembre 2018 alle ore 19.00 presso la sede dell’associazione culturale Magnolia, in presenza del regista.

All’interno della rassegna culturale – Dalle Radici alle ContaminAzioni – sezione CineMagnolia, l’evento si svolge a sostegno di Mimmo Lucano per far ripartire Riace e per portare avanti un dibattito ampio riguardante una situazione di grave instabilità politica in cui versa l’Italia, per contrastare il dilagante razzismo e per discutere sulle problematiche legate ai corridoi umanitari dei migranti schiavi in Libia.


Cosa succede oggi ai migranti bloccati nella Libia divisa in fazioni e a un passo dall’ennesima guerra civile? Lo racconta con Exodus (https://vimeo.com/291242947) il regista Michelangelo Severgnini che, con la collaborazione di Piero Messina, ha realizzato un audio documentario che raccoglie decine e decine di testimonianze dirette, uomini e donne rinchiusi nei ghetti e costretti alla schiavitù.

“L’ultima crudeltà che ci hanno raccontato —spiega Severgnini — è l’utilizzo dei migranti come scudi umani nei combattimenti in corso. Le testimonianze che abbiamo raccolto sono confermate anche dalle notizie che arrivano dalla Libia, con i resoconti di lavoratori stranieri uccisi negli scontri: un eufemismo per lenire una terribile verità”.

“Una volta giunti in Libia i migranti provenienti dal profondo cuore dell’Africa si trovano intrappolati. Diventano sostanzialmente schiavi nelle mani sia delle fazioni che controllano i ghetti, sia delle reti di trafficanti che gestiscono la rotta per attraversare il Canale di Sicilia e giungere in Europa. Di fronte a questa situazione, ci sono migliaia e migliaia di persone che chiedono di essere evacuate ma la comunità internazionale è sorda a questo appello”.


“Noi sappiamo — continua il regista — che la gente viene venduta, torturata, rapita. A chi lavora vengono estorti i pochi soldi guadagnati oppure sono minacciati con le armi pur di non pagarli. Dalle voci dei migranti emergerebbe anche complicità di personale delle istituzioni locali che collabora con gli organismi internazionali. Dei criminali autorizzati a gestire quei ghetti come se fossero serbatoi per schiavi da utilizzare nei lavori pesanti o, come raccontano le ultime testimonianze, come scudi umani nel conflitto tra fazioni. L’elenco dei drammi che stanno vivendo quelle persone è infinito: abbiamo ascoltato la voce di una ragazza restata incinta dopo uno stupro che piange per tornare a casa. Noi conosciamo i nomi e i volti di questi ragazzi che sono vittime della brutalità delle gang criminali libiche come del silenzio dell’ Europa contro il sacrosanto principio dell’evacuazione e della possibilità, per queste persone, di tornare nei loro paesi d’origine, per non essere più ostaggi in bilico tra la schiavitù in Libia e il rischio di affrontare una traversata mortale verso l’Europa”.


“Il dramma dei migranti – spiega Severgnini – è ancor più doloroso perché sono ragazzi e ragazzi collegati in rete che seguono il folle dibattito politico europeo”.

L’ultimo “file” raccolto dal regista, alle prese con la preparazione della puntata 01 di ‘Exodus’, è l’ennesimo appello per l’evacuazione.

È la voce di un ragazzo del Sudan che, commentando la notizia della nave della ONG italiana “Mediterranea” salpata in questi giorni per salvare vite umane nelle acque antistanti la Libia, afferma:

“Se volete salvare i migranti dovete venire a prenderci in Libia, come potete pensare di risolvere la questione con una piccola nave. Poi prima di arrivare da voi devono sopravvivere alle onde e sfuggire alla guardia costiera libica. Se vengono presi poi vengono torturati, resi schiavi, vengono estorti soldi alle famiglie. Io personalmente voglio tornare a casa anche se sono del Sudan. Volevo venire in Europa, mi sono imbarcato una volta ma mi hanno preso e incarcerato. Adesso io vi dico, ci sono migliaia qui che vogliono tornare a casa.

Ristobottega

Perché non mettete i vostri sforzi e soldi per farci andare via di qui con un aereo?”

https://.youtube.com/watch?v=em_isDwJWjzs&t=12s

Programma venerdì 2 novembre 2018 / h 19.00 presso l’associazione culturale Magnolia, contrada Gagliardi n°10 — Reggio Calabria

Proiezione del documentario Schiavi di riserva (35′, 2018) A seguire dibattito con il regista + aperitivo Ingresso libero

Biografia

Michelangelo Severgnini è un filmmaker indipendente, premio “Ilaria Alpi” nel 2007.

Da 3 mesi ha trovato il modo per connettersi potenzialmente con tutti i migranti attualmente in Libia che fanno uso di social, e sono diverse decine di migliaia.

Dal racconto dettagliato del sistema Libia, descritto sia da chi sta nelle famigerate carceri sia da chi sopravvive nei ghetti, emerge con forza una richiesta da parte loro: il ritorno a casa. La stragrande maggioranza dei migranti con cui ha interloquito chiede un volo delle Nazioni Unite per far ritorno al proprio paese. Nei primi 6 mesi del 2018 sono stati evacuati dalle Nazioni Unite 9.000 migranti. Le stime parlano di 700.000, forse 1 milione di migranti, attualmente sul suolo libico. Quindi un numero molto maggiore rispetto al servizio che l’ONU è in grado di offrire in questo momento.


La puntata zero di “Exodus” è una raccolta dei messaggi WhatsApp inviati dai migranti. Si tratta pertanto di materiale inedito di cui al momento nessuno dispone.

Dopo aver realizzato la puntata numero Zero di ‘Exodus’, l’esclusivo audiodocumentario che racconta in presa diretta le storie dei migranti africani in Libia attraverso messaggi audio registrati e inviati dall’interno delle carceri e dei ghetti libici, il regista italiano Michelangelo Severgnini continua a raccogliere prove e tracce di una schiavitù che di fatto si sta consumando in Libia.

Locandina