L'Anassilaos omaggia Tina Anselmi

Sarà Tina Anselmi, prima donna ministro della Rep

Sarà Tina Anselmi, prima donna ministro della Repubblica Italiana e una delle figure politiche più “limpide” ed “esemplari” della storia politica del nostro Paese, scomparsa quest’anno, a 89 anni, nel 40° della sua nomina a ministro, al centro dell’incontro promosso dall’Associazione Culturale Anassilaos che si terrà martedì 24 gennaio alle ore 17,30 presso la Sala di San Giorgio al Corso.

Dopo Nilde Iotti la Dr.ssa Rosella Crinò, responsabile della Sezione Donna di Anassilaos, analizzerà la figura e l’opera della Anselmi nell’ambito degli incontri dedicati alle figure femminili della Repubblica.

Cattolica, con un padre farmacista e di idee socialiste – e per questo osteggiato dai fascisti – e una madre che gestiva un’osteria, aderisce alla Resistenza dopo essere stata costretta, insieme ad altri studenti, ad assistere all’esecuzione di 31 prigionieri. Assume allora il nome di battaglia di “Gabriella” e diventa staffetta partigiana.

Iscritta fin dal 1944 al partito della Democrazia Cristiana partecipa alla vita dello stesso ricoprendo diversi importanti ruoli. Entra in Parlamento nel 1968 nella circoscrizione di Venezia-Treviso e vi rimane fino al 1992 facendo parte di numerose commissioni ( Lavoro e previdenza sociale, Igiene e sanità, Affari sociali). In tale veste si occupa dei problemi della famiglia e della donna. Al suo impegno “femminista” si deve la legge sulle pari opportunità. Più volte sottosegretario al ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, il 29 luglio 1976 diviene ministro del Lavoro e della previdenza nel governo Andreotti III. Più tardi ricopre anche il ruolo di ministro della Sanità nei governi Andreotti IV e V promuovendo la riforma che introdusse il Servizio Sanitario Nazionale. Nel 1981 è nominata Presidente della Commissione d’inchiesta sulla loggia massonica P2 che termina i propri lavori nel 1985. In più d’una occasione il suo nome è stato avanzato per il ruolo di Presidente della Repubblica ma forse i tempi e le circostanze non erano propizi- e non lo sono ancora- per un Presidente “al femminile”.